venerdì 26 settembre 2008

LA BANDA DEGLI JUNGHIANI

ERASMO: Signori, basta con la caciara, su, veniamo al tema della riunione ... che è quello di trovare un rimedio alla situazione precaria in cui il nostro Ordine versa, ormai da lungo tempo! (sigh) Il collega segretario ci mostrerà ora alcune cifre, così capiremo tutti che è finito il tempo di scherzare! Dico anche a lei signorina: sembra che quello che stiamo per dire non la interessi, per quanto ha da confabulare con la sua collega accanto!

ORNELLA: No, niente ... è che stavamo dicendo appunto ... che non si può andare più avanti, così! Con questa fuga di pazienti! Pensi che l'altro giorno, il commendator ...

ERASMO: I commenti a dopo. Ora la relazione del collega segretario dell'Ordine! A lei la parola, prego.

RAGIUNATT: Beh ... io avrei preparato una presentazione col PC. Posso farvi vedere delle slides.

ERASMO: Non abbiamo il proiettore, in stanza.

RAGIUNATT: Cioè ... come no? Ce n'era uno bello grosso ... e come si vedeva bene!

ERASMO: Si è rotto e non ci sono i fondi per ripararlo! Ne faccia a meno!

RAGIUNATT: Beh ... ma io non ho stampato niente ...

ERASMO: Non fa nulla. Legga dal suo portatile!

RAGIUNATT: Ah ... veramente ... non l'ho portato ...

ERASMO: E come pensava di fare senza?

RAGIUNATT: Beh ... cioè ... ho portato la pennina USB ...

ERASMO: E quindi?

RAGIUNATT: Cioè ... la inserivo nel computer dell'Ordine ...

ERASMO: Ma se non ce l'abbiamo il computer all'Ordine?

RAGIUNATT: Ah no? Cioè ... mi sembrava di sì, invece. Ma quello che stava in questa stanza, sul banco all'angolo?

ERASMO: Mi hanno riferito che aveva il virus!

ORNELLA: Pure lui?? Non si salva nessuno, è un'epidemia!!

PROCTOR: Una pandemia, mia cara! Lo hanno detto nell'inserto medico del TG. Quest'anno sono cazzi nostri, chè se ti ammali non puoi ricevere i pazienti!

ERASMO: Per favore! Questa è una riunione seria.

PROCTOR: Più serio di così. Proprio di pandemia si tratta!

ORNELLA: Comunque, presidente, il computer non ci sta più, perchè uno dei pazienti della collega lo ha rotto! Per essere precisi!

MARIA-ERPICE: No, la signora Gertrude ... non lo ha rotto ... lo ha preso ad ombrellate! Perchè non voleva accettare l'estrusione del senso di colpa lesbico. E poi, ha detto che non mi pagava più. Povera! ... Beh, anche stronza ... oltre che lesbica!

ERASMO: Collega segretario, vada avanti! Ci faccia la relazione!

RAGIUNATT: Beh ... ma è una parola ... c'erano un sacco di cifre: e chi se le ricorda?

ERASMO: Ci dica il senso generale. Poi, domani distribuirà delle copie ai presenti, agli assenti ... ed anche a quelli che non seguono, perchè parlano con la vicina!

ORNELLA: Presidente, lei è da un pò che fa le battutine! Qui siamo tutti stanchi ...

MARIA-ERPICE: ... e mal pagati! La vicina di casa fa la psicologa in TV ... e guadagna bene! E ogni tanto fa pure le marchette, così arrotonda!!!

ORNELLA: Lo sapevo che si finiva a puttane!

MARIA-ERPICE: Che dici tu, sempre con le frasette in silenzio!!

ORNELLA: Niente!

ERASMO: Segretario!!! Mi faccia il favore, parli!

RAGIUNATT: Beh ... sì. Dunque ... cioè ... vediamo. Insomma, da alcuni mesi questo studio ha pochi pazienti. Anzi ... volevo dire, non solo questo, chè siccome ci lavoro io si potrebbe capire male ... Anche voi non siete messi bene, negli altri studi ... Allora io mi chiedo, perchè?

MARIA-ERPICE: Già! Perchè?

ORNELLA: E diccelo!

MARIA-ERPICE: La fidanzata della Gertrude ha detto che siamo incompetenti! Inadatti a capire i veri problemi!

ERASMO: Per cortesia, ce lo deve dire lui il motivo! Non interrompa sempre, per voglia di protagonismo!

RAGIUNATT: Mah ... io ho fatto delle ipotesi. Si potrebbe pensare che la società sia andata incontro ad un felice rinsavimento ...

MARIA-ERPICE: A guardarti, non può essere vero!

RAGIUNATT: Secondo me, la gente non viene più da noi perchè c'è la crisi. Non sentite: i crac finanziari, il pane costa di più, la quarta settimana ... ? Cioè ... la gente sta male ... ma non si può permettere di andare dall'analista ...

ORNELLA: Certo che se con i pazienti facciamo queste analisi ... si capisce perchè stiamo qui a perdere tempo! Qualche giudizio più profondo??

ERASMO: Qui non si perde tempo! C'è un problema e bisogna cercare di risolverlo! Tutti!

MARIA-ERPICE: Anche perchè alla quarta settimana rischio di non arrivarci io!

PROCTOR: Secondo me sta cambiando il profilo delle patologie mentali. Ne sono convinto! E noi siamo fossilizzati su concetti triti e ritriti!

ORNELLA: Ha parlato il più bravo della classe! Un applauso!

PROCTOR: Guarda che sono serio. Io accedo a tutte le cartelle dei pazienti conservate all'Ordine. Secondo me stiamo prendendo degli abbagli con alcuni pazienti. Ci ostiniamo ad applicare delle categorie superate! Aggiornamento! Questa è la parola magica! Ci dobbiamo aggiornare! Prendiamo per esempio le deviazioni sessuali.

MARIA-ERPICE: In questa stanza??

PROCTOR: La settimana scorsa un paziente mi raccontava di sognare che faceva sesso con un gallina.

MARIA-ERPICE: Arturo!!!

PROCTOR: Lo conosci?

MARIA-ERPICE: Come! E' venuto tre mesi da me. Che stronzo! Ha cambiato analista e non mi ha detto niente!!!

PROCTOR: Ma tu che giudizio avevi formulato? A che punto eri arrivato con lui?

MARIA-ERPICE: Al punto che non mi pagava!

ORNELLA: Si vede che spendeva i soldi con le galline!

MARIA-ERPICE: Stavo arrivando alla conclusione che le sue, diciamo così, fantasie erano legate a tratti di pseudo-fobie da carenza affettiva congenita su cui si innestavano delle carenze fisiologiche di carattere oggettivo. Per la precisione: carenze alimentari.

ORNELLA: Ovvero, che tipo di carenze?

MARIA-ERPICE: Avicole! Comunque detto tra noi era uno sfigato ... ed un coglione! E poi pensava alle galline perchè era ipodotato! Non può essere preso come esempio di ultima frontiera delle devianze psichiche!

PROCTOR: Stiamo sottovalutando il problema!

MARIA-ERPICE: Altrochè! Io, da quando sono a metà stipendio, ho dovuto rinunciare pure allo yogurt ... per la regolarità intestinale!

PROCTOR: Ornella, ti ricordi dell'ipocondriaco con l'asma?

ORNELLA: Quello che, quando mi chiamava, ansimava per telefono?

PROCTOR: Sì, era un paziente complesso, quello. La sua psiche, me lo dicesti tu una volta, mostrava delle striature come una tela impressionista.

ORNELLA: Te l'ho detto prima o dopo l'happy hour?

PROCTOR: Era un paziente veramente interessante! Capite? Ci sono capitati pazienti che avremmo dovuto studiare di più ... potevamo allargare gli orizzonti della scienza della mente!

MARIA-ERPICE: Invece ora stringiamo la cinghia! Ma, così, giusto per curiosità ... quanti pazienti sono rimasti?

RAGIUNATT: Beh ... nell'ultimo mese, hanno marcato visita solo in due ...

ERASMO: Solo???

RAGIUNATT: Non ho i dati a portata di mano, ma forse è così ...

ERASMO: Che significa "forse"? Segretario, QUANTI?

RAGIUNATT: Beh ... cioè, approssimando in eccesso, potrebbero essere uno o due in più ...

MARIA-ERPICE: Siamo nella merda!

ORNELLA: Io ho il mutuo da pagare!

ERASMO: Ho capito! La barca sta affondando.

MARIA-ERPICE: L'ho detto, siamo nella cacca!

PROCTOR: Presidente, qui siamo tutti analisti di valore. Secondo me, la situazione è recuperabile.

ERASMO: Dipende! Segretario, abbiamo arretrati da pagare? L'Ordine ha debiti?

ORNELLA: Sicuramente il debito morale di non buttarci in mezzo alla strada!

MARIA-ERPICE: Allora sì che rimangono solo le marchette! Sai che sedute!?

ORNELLA: Ma perchè la butti sempre in vacca?

MARIA-ERPICE: mi sto preparando al piano B!

ERASMO: Da come vi state comportando, non faccio fatica a pensare che i pazienti se ne siano andati. Segretario, ripeto: abbiamo conti arretrati?

RAGIUNATT: Beh ... cioè ... nella relazione, nelle slides cioè, c'era in fondo una tabella con dei numeri ...

ERASMO: ABBIAMO DEBITI, SI O NO?

RAGIUNATT: Beh ... la faccenda è molto complessa ... cioè ... ci sono diversi aspetti da considerare ... non si può dire su due piedi ...

ERASMO: Ho capito. Non c'è risposta!

RAGIUNATT: Beh ... non è che non c'è risposta ... la risposta c'è ...

ERASMO: Segretario, può tornare a sedersi. La ringrazio. La prossima volta vedremo di evitare gli inconvenienti tecnici.

ORNELLA: Se ci sarà una prossima volta!

ERASMO: Bisogna vedere come è messo l'Ordine finanziariamente. Nell'attesa e sperando che la situazione non sia irrimediabilmente compromessa, forse una soluzione c'è. E significa: cambio di strategia.

MARIA-ERPICE: Certo che non c'è nessuno che parla come mangia!

ERASMO: Bisogna cooperare tutti per la causa comune e per farlo bisogna iniziare a lavorare con spirito nuovo. Bisogna diversificare il portafoglio delle competenze! Ci sono rimasti al massimo quattro pazienti e noi siamo in cinque, senza contare i collaboratori esterni e i membri dell'Ordine non residenti. Dobbiamo fornire ai pazienti un trattamento più completo ... incominciando a farli ruotare tra noi. Una specie di tour della guarigione mentale.

ORNELLA: E così dovrebbe migliorare il trattamento? Cioè ... così migliorano i pazienti?

MARIA-ERPICE: Devo avere ancora le calze a rete dell'ultima orgia. Tornano utili!

ERASMO: Lei, che ha sempre il solito spirito caustico ... qual è la sua specializzazione?

MARIA-ERPICE: Io mi occupo di devianze sub-urbane di carattere conflittuale superiore. La prossima, invece, sarà a carattere inferiore, sia anteriore che posteriore.

ERASMO: Lei, invece?

ORNELLA: Paradigmi della diversità sessuale con innesti di accelerazioni dell'incoscio.

ERASMO: Interessante. Ha mai trovato pazienti classificabili secondo le patologie della sua categoria?

ORNELLA: Tecnicamente, mai! Però una volta ho avuto in cura uno con la rinite allergica.

ERASMO: Lei?

PROCTOR: Io ho un profilo professionale poliedrico, che mi porta a spaziare dalla psicologia cibernetica, ai disturbi della macchine fino alle sofferenze a-specifiche dei celenterati.

ERASMO: Guadagna molto da tutte queste abilità?

PROCTOR: Nella crisi nera anch'io! Con in più un'ex moglie a cui pagare gli alimenti e un'amante: si trattava di una mia paziente, che ha deciso che, non potendo curarsi con sedute settimanali, doveva approfondire le problematiche fisiche, diciamo così, full-time.

ERASMO: Lei, segretario?

RAGIUNATT: Beh ... io ... cioè ... mi sono, come per dire, lasciato ... insomma, sono un generalista, con possibilità evolutive ...

ERASMO: Lasci stare! Ho capito!

MARIA-ERPICE: Allora, come siamo messi? La sfanghiamo?

ERASMO: Io davo ripetizioni di latino, prima di iscrivermi all'Ordine e di diventare presidente.

ORNELLA: Serve anche il latino ai pazienti?

ERASMO: Non serve! Signori, mi dimetto! Lascio la carica! Ognuno per sè!

MARIA-ERPICE: E tutti i discorsetti sulla diversicazione del lavoro?

ERASMO: Ecco, incominciamo con il vederci più tardi a casa sua. Così può sviluppare le nuove abilità di cui parlava ...

(Sipario)

1 commento:

fedemaz ha detto...

Il cliente capitale

Il signor dottor Ottone Lestofante era preoccupato. Guardava il panorama, fuori dalla sua finestra al quinto piano della multinazionale in cui lavorava ormai da otto onorati anni, e registrava la fantasia che si stava formando alla periferia del suo cervello sovraeccitato. Non più lo sguardo che doveva sforzarsi per mettere a fuoco, laggiù in basso, le donne bionde in tailleur grigio che si affrettavano all’incrocio, o la pensilina che nascondeva l’edicola, o il volo ravvicinato dei piccioni, per i quali qualche volte, intenerito, aveva pensato di lasciare briciole sul davanzale. No. La sua fantasia ora registrava un sottoscala umido con le finestre rettangolari arrampicate quasi sul soffitto, da cui avrebbe scorto solo tacchi di scarpe e cani accovacciati nel lavoro di liberarsi dalla elaborazione di faticose digestioni animali. Sì, era senz’altro sovraeccitato. La possibilità di farsi portare un caffè da Selene, la segretaria, fu subito scartata. D’altra parte, forse, avrebbe dovuto abituarsi a pensare da solo agli approviggionamenti di cibo e bevande di metà mattina – o forse avrebbe avuto a disposizione la segretaria del piano interrato, Orsolina, la cui sola evocazione, completa di strass dozzinali e baffi, lo fece rabbrividire. No. Non era la disposizione d’animo migliore per affrontare il cliente che stava per varcare la porta del suo ufficio, Mr. Browntender. Lo aveva convocato il capo in persona, per prepararlo a quell’incontro. “Lestofante” – aveva tuonato il capo senza quasi socchiudere le labbra – “questo è il cliente. Il cliente capitale. In tutti i sensi.” Ora, ripensava, quanti potevano essere questi sensi? Capitale nel senso che aveva a disposizione tanti, ma tanti, ma tanti, soldi da investire? Capitale nel senso che da lui dipendeva il suo futuro alla multinazionale (e dunque - riscontrava - nella prima accezione del termine indicata dal thesaurus di word del suo computer, e cioè “mortale”)? Sollevò le mani e notò un leggero tremore. Le poggiò sulla scrivania e notò che, alzandole, lasciavano un alone di sudore. Le strofinò velocemente sul pantalone (ah, il magnifico completo che indossava! E per quanto ancora, per quanto…?) e gli venne in mente che forse avrebbe potuto pregare un poco, ma non si ricordò a quale santo vanno indirizzate le preghiere titolate “Non farmi perdere la poltrona”. E la sua poltrona, santo o non santo, in quel momento era rovente come un rogo durante l’Inquisizione. “Fa che arrivi presto, ti prego, non ne posso più!”, sibillò, e quale che fosse l’entità a cui aveva rivolto l’appello, si materializzò immediatamente nel trillo sinistro del citofono interno, da cui la voce di Selene annunciò l’arrivo di Mr. Browntender, il cliente capitale. Lestofante quasi balzò in piedi, poi si ricompose, poi si schiarì la voce dicendo di farlo entrare, poi si asciugò di nuovo i palmi delle mai sul pantalone, poi si organizzò sulla faccia un sorriso ispirato all’amaro Montenegro.
Ed eccolo che varca la porta, il nemico-amico, l’uomo da cui dipendeva il suo futuro, la sua felicità, la sua vita! Impossibile, in quello stato di sovreccitazione, concentrarsi sui particolari, studiare i minimi segnali che l’avrebbero dovuto orientare nella strategia di vendita (ricalco, mirroring, registrazione delle key-words) – niente! Mr. Browntender gli sembrò semplicemente la versione texana del vecchio zio Oronzo, che aveva una masseria scalcinata in mezzo al tavoliere pugliese e parlava con le caprette. A questo ricordo inatteso quasi si commosse – o forse era la tensione che, essendo stata bandita la sudorazione dalle mani, cercava una nuova via di sfogo. In ogni caso, si predispose al colloquio con un senso di fatalità che quasi trasfigurava i suoi lineamenti.
“Mr. Browntender… I’m very glad…” – esordì.
“Oh, per piacere, possiamo parlare in italiano?” – chiese il texano, con una voce da Ollio.
“Ma certamente, come preferisce…”
“Sa, io ho origini italiane. Sicilia. Mio nonno era di Sicilia, povero emigrato…”
“Ma davvero? Anche io ho origini siciliane!” – mentì Lestofante, pensando che in ogni caso sempre di sud si trattava.
“Oh, lo avevo capito subito. Io buon intuito, come mio nonno.”
“Già, già…” – sorrise dolce e ispirato il nostro.
“E per questo ho scelto voi.”
“Ah, sì? Dunque conosce i nostri software? Perché posso senz’altro illustrarle le proprietà di implementazione..”
“Non c’è bisogno.” – lo interruppe lo zio d’America. “Vede: io ho tanti, tanti, tanti soldi.”
“Già” – ricalcò Lestofante, avvertendo l’attivazione delle ghiandole salivali.
“Ma sono un sentimentale. So benissimo che i vostri software sono uguali agli altri.” – bloccò con un gesto deciso l’impulso di contraddizione di Lestofante, che si limitò a sorridere come un monello colto a rubare le caramelle dalla borsetta della nonna. “Lo so, non c’è bisogno che lei mi spieghi nulla. Io sono un uomo furbo. Un vero uomo americano con origini di Sicilia! Yes… E ora le dirò perché ho scelto voi.” – minuti di sospensione, e poi, in un sussurro birichino: “Per il nome.”
“Il… Il nome?”
“Ah ah ah!” – rise Oronzo from NYC, con un tintinnio di sassolini nei polmoni. “Il nome, certo, il nome! La vostra piattaforma di software non si chiama Taormina?”
“Oh, ma sì, certo! È il nome di tutto il progetto, il nome che riunisce tutti i prodotti..”
“Ecco, vede? Io sono un sentimentale. Ho visto su internet il nome, “Taormina”, e ho ripensato a mio nonno, al povero nonno che ha lasciato Taormina da piccolo per venire in America a fare soldi. E sempre raccontava di Sicilia. Sole, limoni… TAORMINA….” – disse, come in sogno, e Lestofante rivide il vecchio Orson Wells che ripeteva estasiato e delirante “Rosebud…”
“E dunque, Mr. Lestofante, mi vendi tutto quello che vuoi! Io compro tutto. Oggi deve essere tuo giorno fortunato. Oh, yes… Mio nonno sarebbe fiero di me…” – disse compiaciuto e morbido il buon vecchio don Oronzo da Taormina.
“Mr. Browntender… Oh, Mr. Browntender, sono quasi commosso. Ha ragione, suo nonno sarebbe fiero di lei. E se mi permette, senza offenderla, anche io – nel mio piccolo – sono fiero di lei. Lei sta facendo, oltre che un buon affare, un gesto bellissimo. Perché bisogna sempre onorare la memoria dei nostri cari. E noi siciliani lo sappiamo bene. La famiglia! Mì! La famiglia prima di ogni cosa!” – disse vibrante Lestofante, imitando in perfetta buona fede la cadenza del Padrino Marlon Brando.
Mr. Browntender si era già alzato, aveva preso le mani di Lestofante tra le sue e poi era passato oltre la scrivania, in un impeto di commozione. Si erano abbracciati. Il cliente capitale aveva detto che i particolari dell’accordo poteva trattarli in tutta serenità con il suo uomo di fiducia, Lestofante si era inventato che all’esito della trattativa l’azienda avrebbe regalato un soggiorno di una settimana a Taormina al cliente e a tutta la sua famiglia, fino al quarto grado di parentela (ormai credeva di potersi lanciare, il capo non avrebbe fatto una piega). Si lasciarono con gli occhi lucidi di pianto, sventolando i fazzoletti ricamati di mussolina bianca.
Una volta solo, Lestofante aprì il secondo cassetto della scrivania e si concesse un buon sorso di Bourbon del ’76. Poi, preso da un impulso improvviso, prese le scale e corse a perdifiato fino al ventitreesimo piano. Si affacciò alla finestra del pianerottolo. Le donnine in tailleur, laggiù, non si distinguevano quasi.