giovedì 11 settembre 2008

DIALOGO TRA UN RE, UN ASSASSINO E LA MORTE


RE: Infine, alzati in piedi e vieni avanti, uomo, per ricevere il giusto giudizio!

ASSASSINO: Re, non ho ancora capito di cosa mi si accusa.

RE: Ti prendi gioco di questo santo tribunale, miserabile, e del tuo Re?

ASSASSINO: Re, ho detto che non capivo di cosa mi si accusa. Sono sincero.

RE: Imputato, io sono il tuo Re. Dunque sono la persona più giusta per giudicarti.

ASSASSINO: Sono d'accordo con te, re ... che sei il mio re!

RE: Osi forse mettere in dubbio la mia prerogativa di giustizia?

ASSASSINO: Non penso questo. Solo, non credo che la giustizia alberghi in te!

RE: Quello che dici si aggiunge alla tua colpa, che è già grande!

ASSASSINO: Attendo, dunque, di conoscerla, questa colpa.

RE: Eccoti servito. Sei colpevole di aver commesso molti ed ingiustificati omicidi di sventurati esseri innocenti, che hanno incrociato il tuo cammino. Tu hai ucciso per pazzia ... per la tua pazzia!

ASSASSINO: Ecco, se posso permettermi di contraddirti ... essi non mi hanno incrociato: sono io che li ho scelti.

RE: Vuoi dire che c'era un disegno nei tuoi misfatti?

ASSASSINO: No, nessun disegno, re. Di volta in volta, ho deciso io chi uccidere.

RE: Come hai deciso?

ASSASSINO: Re, la mia memoria non è più salda come in gioventù, non pochi sono stati da me beneficiati: rischiamo di fare aspettare oltre misura il boia tuo fratello.

RE: Nella mia magnanimità evito di giudicarti per quest'ultima offesa. La morte che si aggiunge alla morte dà come somma sempre la morte.

ASSASSINO: Ma re, io volevo dire che anche tu ne hai fatti fuori tanti, sicuramente molti di più di me, che modestamente ti seguo, ma molto da lontano.

RE: Io dò la morte, perchè questo è nelle mie funzioni!

ASSASSINO: Certo! E' nelle tue funzioni l'affamare i tuoi sudditi con una moltitudine di tasse. Mandare in guerra i primogeniti, e spesso non solo quelli – beh ... ultimamente non sei stato troppo fortunato nelle tue campagne! Arrostire vivi gli eretici ... ed anche qualche ex ministro. Condannare alla morte per fame un paio di mogli e sterminare ben bene le loro famiglie. Così, giusto per non avere il fastidio di parenti assetati di vendetta, che tramano contro il re. Forse è colpa della fortuna che non arride alle tue alte intenzioni, ma durante tutti questi anni di regno il tuo popolo non se l'è cavata molto bene.

RE: Per quello che dici, potrei farti cavare la lingua, bruciare gli occhi e i capelli, strappare le braccia e le gambe da due cocchi di cavalli. Ma sarò clemente almeno in questo: lascerò che una sola morte ti venga data, anche se ne meriteresti mille, per quello che hai fatto.

ASSASSINO: Re, se mi facessi fare tutto quello che hai detto, non saresti diverso da me. E allora anche tu ti dovresti fare giudicare da un re più grande e potente di te. Del resto non nascondo che alcune delle cose che mi faresti fare, io le ho fatte veramente.

RE: Di cosa ti vanti, miserabile! Neghi tu di aver sterminato una famiglia, dopo avere ricevuto rifugio in una notte tempestosa?

ASSASSINO: No, re, non nego. Però li ho uccisi mentre dormivano!

RE: Neghi tu di aver prima violentato una monaca e poi di averle strappato il fegato?

ASSASSINO: Quella donna mi offendeva, mentre la prendevo continuava a guardare verso l'alto ed a vociare le sue lagne. Ecco: non aveva fegato! Qualunque cosa le abbia strappato, dopo averla aperta in due, non era il fegato.

RE: Neghi, tu, mostro, di aver azzoppato un vecchio contadino e di averlo abbandonato nei campi, lasciandolo prima morire di fame e poi in pasto ai corvi?

ASSASSINO: Non sapevo che i corvi l'avessero mangiato! Beh, re, non starai ad elencarmi tutte le cose che ho fatto? Ti ripeto che non è carino fare aspettare il boia tuo fratello.

RE: Perchè hai ucciso?

ASSASSINO: Potrei farti la stessa domanda. Io, per parte mia, rispondo: il Caso guidava le mie scelte. Quella gente comunque sarebbe morta ed io mettevo in pratica l'eccelsa arte dell'uccidere.

RE: Tu sei pazzo!

ASSASSINO: Re io uccidevo perchè mi piaceva uccidere, ma ne ho fatti fuori molti di meno di te. Se nel tuo regno ce ne fossero cento di artisti dell'uccisione come me, il tuo sarebbe un regno felice e pacificato. Qualche ammazzamento violento bisogna pure metterlo in conto!

RE: Non ti rendi conto della tua empietà! Noi uccidiamo per punire la colpevolezza dei malvagi.

ASSASSINO: Re, se togli tutto il grano al tuo popolo, esso non sopravviverà, sarà condannato a morte!

RE: La legge stabilisce cosa mi è dovuto!

ASSASSINO: La legge è fatta da te! Se muovi le tue armate contro gli altri re che ti circondano, di quali colpe li punisci? Forse del fatto che non ti hanno ceduto spontaneamente le loro corone?

RE: Essi hanno minacciato alla nostra sovranità ... ed alla sicurezza del nostro popolo!

ASSASSINO: E' un popolo ben misero il tuo, se è perseguitato all'esterno dagli eserciti dei tuoi nemici ed all'interno dalle truppe di polizia.

RE: Il mio popolo ha i suoi rappresentanti nel parlamento, liberamente eletti!

ASSASSINO: Il tuo popolo ha avuto la libertà di eleggere sempre gli stessi rappresentanti per tutti i trent'anni del tuo regno. Questi rappresentanti erano o soldati, o stallieri, o preti, o famigli del tuo castello. Per essere rappresentanti del popolo, erano sempre d'accordo con le tue decisioni.

RE: La tua perfidia ti fa parlare!

ASSASSINO: Re, non dico niente di nuovo! Beh ... alcuni di questi rappresentanti li ho tagliuzzati ben bene.

RE: Ancora ti domando: perchè hai tu ucciso?

ASSASSINO: Re, hai mai sentito parlare del Caso? E' il volto più vero della Morte. Se non conosci il Caso è comprensibile, dato che tu sei un grande pianificatore.

RE: La provvidenza divina guida le mie azioni, io eseguo la volontà di Colui che veglia su di me e sul mio popolo!

ASSASSINO: Eppure io pensavo che tu fossi un uomo libero!

RE: Il mio destino è legato alle mie responsabilità, la mia libertà alla volontà di seguire il Bene.

ASSASSINO: Re, se vuoi dire che io sto dalla parte del male, allora, anche se non ho ben compreso il senso di tutte le tue parole, forse hai ragione. Perchè se stessi dalla tua parte, quella del bene, come la chiami, ora non mi manderesti a morte. Io, che pure non ho la tua investitura e ti sono inferiore, ho sempre fatto come più mi piaceva, uccidevo perchè così volevo, ed uccidevo chi sceglievo. Dunque io mi ritengo un uomo libero. Tu, che dici di essere assoggettato alle tue responsabilità, hai fatto le leggi, ma solo per gli altri, perchè il tuo stato ti poneva al di sopra di quelle. Tu hai agito come volevi. Pertanto anche tu sei un uomo libero. Allora sono tentato di pensare che la differenza fra noi è molto sottile: entrambi siamo liberi, perchè entrambi decidiamo di dare la morte, e, così facendo, obbediamo al richiamo della nostra vera natura. Ancora una volta dico che non capisco di cosa mi si accusa. Forse di obbedire alle Leggi Naturali?

RE: La mia alta virtù mi spinge a continuare a sopportare il tuo sopruso, con lo scopo di persuaderti che devi morire, perchè la tua efferatezza ti ha guadagnato questa fine. Io non sono come te: io devo mantenere l'ordine ed assicurare il progresso al mio regno.

ASSASSINO: Mantenere l'ordine significa fare in modo che i tuoi sudditi si comportino come tu desideri.

RE: L'ordine è scritto nella legge divina.

ASSASSINO: Vuoi dire che tu riesci a sentirla perchè stai più in alto, mentre i tuoi sudditi, che stanno in basso, hanno bisogno di farsela ripetere da te? Dunque è un fatto di altezza? Quindi se essi riuscissero a raggiungere la tua condizione, tu non saresti più necessario? Questo vuoi dire?

RE: Io sono quello che sono per emanazione divina!

ASSASSINO: Re, tu sei quello che sei, perchè i tuoi antenati erano più bravi dei loro nemici a maneggiare la spada, e i tuoi avi erano già abbastanza ricchi da assoldare eserciti di mercenari.

RE: Se io non ci fossi, queste terre sprofonderebbero nell'orribile disordine!

ASSASSINO: Ma non ci sarebbe la divina provvidenza ad assicurare che tutte le cose vadano per il meglio?

RE: La Divina Provvidenza ha bisogno dei Re! Senza il Re si ha il dominio del caos.

ASSASSINO: Chiamalo pure Caso! Qui entro in gioco io.

RE: Tu sei un miserabile che uccide senza nessuno scopo: per questo meriti la giusta condanna a morte!

ASSASSINO: Re, qui ti sbagli: io ho sempre ucciso per il mio scopo, che era poi il mio piacere. Quel piacere che non provavo quando ero un soldato, tanta è la facilità di morte nelle battaglie. L'arte dell'uccisione non dimora tra gli eserciti: essa è il cambiare il corso delle vite che si scelgono, senza procurare inutili tormenti.

RE: Vorresti forse essere elogiato per gli sgozzamenti di cui ti sei macchiato?

ASSASSINO: Re, lascia che ti spieghi questo: quando io sceglievo chi uccidere, poi uccidevo rapidamente, senza inutili ed atroci tormenti.

RE: E le carni strappate? E gli arti tagliati? E i corpi aperti e svuotati?

ASSASSINO: Beh ... re, stai elencando le pratiche più piacevoli della mia arte.

RE: Il tuo disprezzo della vita è rivoltante! Mi fai orrore e ribrezzo!

ASSASSINO: Re, se si considerano le mie azioni con animo sgombro da pregiudizio, io mi sono comportato come un incidente di natura. Gli uomini, anche nel più felice dei regni, continuerebbero a morire per le malattie, per le più impensate casualità, una caduta da cavallo, un sasso precipitato dal cielo, un fulmine che incenerisce l'abero sotto il quale ci si ripara, una forte commozione, qualunque causa porti le loro fragili esistenze ad essere interrotte nei tempi e nei modi più diversi. E' la legge del Caso e tu potresti ancora chiamarla la legge di Dio, usando il linguaggio che ti è più proprio. Ma due re che si combattono in una guerra interminabile, per espandere di pochi acri i loro regni, che spingono i loro soldati in ammassi sanguinolenti, loro sì vanno contro le leggi della Natura, perchè sanno che i loro uomini moriranno e non li fermano, non cessano le guerre. La Natura lascia che poche vite cessino, perchè tutta la Vita continui.

RE: I tuoi pensieri sono perversi, come le tue azioni: la morte è un esito inevitabile per te.

ASSASSINO: Re, la morte è un esito inevitabile con te. Lo dico, perchè sto per morire e non sarò il solo, nè lo sono stato.

RE: Noi facciamo la guerra per difendere l'onore Nostro, che è poi anche quello del nostro popolo.

ASSASSINO: Sono sicuro che il re tuo nemico dice le stesse parole ai suoi.

RE: Ma la ragione è di uno solo, ed il torto sta da una sola parte.

ASSASSINO: La ragione risiede là dove la forza eccede. L'esser sconfitti è il più grave dei torti.

RE: Dio concede la forza e la vittoria, perchè Lui solo conosce dove alberga la ragione.

ASSASSINO: E gli uomini si aiutano, cioè i re si aiutano, accumulando ricchezze con le tasse per ingrossare le fila dei loro eserciti. E quando le tasse che ci sono non bastano, se ne creano di nuove. La vittoria finalmente arride al re il cui popolo sarà stato più in grado di sopportare i morsi della fame. Ma un popolo lasciato all'inedia è come un malato che sta soccombendo alla morte.

RE: Che tu sia maledetto! Che la tua anima dannata sprofondi nel buio della notte!

ASSASSINO: Re, io sono maledetto perchè tu mi stai maledicendo. Il tuo popolo ha altro a cui pensare. Quanto al buio della notte, io so solo che ho vissuto da uomo libero, ho agito secondo il mio piacere e questo è il massimo per un uomo. Ed anche la mia morte sarà un incidente del Caso, perchè se i tuoi sbirri non mi avessero agguantato, avrei continuato a vivere ed invecchiare indisturbato, come è successo in tutti questi anni. E siccome sono libero, ti voglio dire questo: tu agisci costretto dal tuo ruolo e procuri sofferenza ai tuoi sudditi ed ai tuoi nemici. Questo ti fa meno libero di me, perchè io seguo il Caso, che comunque non conosco prima, tu segui la tua tradizione, il tuo retaggio. Sei come una belva in gabbia, ma nella gabbia ci sono anche i tuoi sudditi che tu stermini giorno dopo giorno. Forse alla tua morte, che sarà sicuramente più solenne della mia, essi non ti malediranno, ma, credimi, nessuno piangerà con lacrime sincere sulla tua tomba. E alla fine il buio della tomba ricoprirà anche te. Ed anche in questo siamo uguali. Ora vado a trovare il boia tuo fratello.



(L'uomo viene condotto via.

Il re rimane sul trono, pensoso.



Il re rimase sul trono, pensoso



Sipario)



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