mercoledì 4 febbraio 2009

IL CORPO VIOLATO



Eluana è morta! Viva Eluana! No, Eluana non è libera: ella è violata!

L'accanimento della pubblica opinione ufficiale, quella degli strilloni dei giornali, su questo corpo distrutto, angariato, agitato come una bandiera ideologica da opposte fazioni, per fini tutt'altro che morali, mi disgusta, anzi mi fa schifo! Sento di una famiglia assediata nel dramma della propria solitudine da orde di barbari, con la tunica e non, che incuranti della sofferenza, del dolore, del diritto della dignità della morte, si aggirano come avvoltoi, con il fine di portare su di sé la luce dei riflettori.

Ho sempre pensato che nella vita di una persona ci sono questione privatissime, in cui il giudizio degli altri non ha e non può avere cittadinanza: tra queste questioni centrale è quella della morte. Ebbene nessuno deve permettersi di impormi come morire o non morire: si impiega una vita intera per cercare di prepararsi alla morte (forse), quella della morte è una terra in cui non esiste moltitudine o gruppo, si è soli. Si è soli nel momento forse più importante dell'esistenza e, una legislazione, ispirata da principi di rispetto dell'essere umano, deve, di fronte a questo evento centrale, comportarsi come uno spettatore che, per giusto pudore, decide di disertare lo spettacolo, troppo grande per le sue facoltà di comprensione, e quindi esce dal teatro e si chiude il portone alle spalle. Perché dentro si compie il mistero più grande, insieme con la generazione, che è il disfacimento della vita, ovvero la vita che non si fa più, che non è più.

Siamo in uno stato di rovescio, non di diritto. Il trasferimento del corpo da una clinica ad un'altra ci viene sbraitato come in una telecronaca o in un divertissement di pacchi aperti e chiusi; poi una canea di voci, tra chi, fanatico, dichiara che quel corpo-oggetto va mantenuto nella teca ad ogni costo, ad uso dell'ideologia idolatra dei preti, che si accaniscono su di esso per dimostrare quello che non riescono più a dimostrare, avendo perso la capacità di guida ormai da tanto, troppo tempo: il magistero etico e spirituale della chiesa. Poi ci sono i laici – ai quali la mia posizione si avvicina – che si lasciano trascinare nel campo della disputa in un momento in cui il rispetto per il dolore altrui dovrebbe solo ispirare il silenzio. Gli uni minacciano di ricorrere, di boicottare, di intervenire; gli altri promettono di respingere, di ergere le barricate a difesa delle leggi e delle sentenze (giustamente). Ma chi spiegherà che in mezzo a tutto questo viene violato il diritto più importante di una persona: quello a morire con dignità, con un padre che ti piange, lontano e al riparo da sguardi indiscreti, nel silenzio? Il silenzio, il solo luogo in cui il rito della morte può compiersi.

Trovo grande dignità nel diniego di Englaro a non fare dichiarazioni, a non prestarsi a nessun gioco, a compiere il cammino con la figlia fino in fondo. E trovo squallida l'intromissione di un ministro, che prima minaccia ritorsioni sulla clinica che si offre per accogliere il compimento della volontà del padre e della figlia, poi, messo di fronte all'obbligo di rispettare la sentenza della Corte di Cassazione, anzi iscritto nel registro degli indagati per violenza privata, afferma che il governo sta valutando la situazione anche dal punto di vista formale. Sacconi, cortigiano della curia, ma davvero la benevolenza delle scimmie porporate vale la defecazione dell'ultimo briciolo di dignità che ti era ancora rimasto?

Ed è possibile che la chiesa, quando le fa comodo, invoca il rispetto della supposta natura delle cose (vedi tutte le discussioni intavolate sulla negazione del riconoscimento dei diritti degli omosessuali), mentre qui, per una questione di principio, e crudele per giunta, si è permesso, ed anzi imposto, lo strazio di tutte le tecniche di funzionamento artificiale per mantenere in una condizione in-naturale, di supposta vita, un corpo che ormai vivo non era più? Per cosa poi? Per esaltare la dedizione di quattro degenerate di suore schiave del fanatismo più bieco? Per aumentare l'autorevolezza di quattro vescovi e cardinali accecati dalla loro rapacità? Per celebrare il sacrificio delle lacrime di coccodrillo mediatiche in seconda serata nello scannatoio del vampiro Vespa? Contro ogni forma di decenza umana, si decide di calpestare una donna, di negarle la sepoltura, per cosa poi? Per il magistero della chiesa! Ma quando impareremo a chiamare le cose con il loro vero nome? Quando impareremo a riconoscere la prostituzione e la pornografia, laddove esse veramente si incancreniscono?

No, Eluana in uno stato teocratico non può morire e non può vivere! Semplicemente non è! Povera Eluana!