martedì 16 settembre 2008

EPILOGO. LA DONNA, LA SALVEZZA



DONNA: Perchè mi fissi? Perchè continui a guardarmi così?

ASSASSINO: Il tuo viso! Ti vedo e penso: la morte mi sottrae delle possibilità!

DONNA: Sei un uomo malvagio. Ho ascoltato le parole che dicevi al Re: c'è del vero in esse, ma nessun bene può venire dalla bocca che le pronuncia. Io vedo un uomo senza amore!

ASSASSINO: L'amore: ecco una parola pericolosa come mille mari in tempesta. Vorrei poter rinascere, per compiere esattamente le stesse azioni e dimostrare che gli uomini si ingannano sull'amore. E le donne muoiono d'amore.

DONNA: Cosa intendi?

ASSASSINO: Che quando pensano di averlo conosciuto, si bruciano ancor più rapidamente! Quando non lo conoscono, danno la morte peggio della peste.

DONNA: Io l'ho conosciuto, ma ora morirò perchè il Re così ha deciso: sono colpevole di meretricio. La fame non mi ha salvata, mentre se avessi creduto nell'amore ora non starei qui. L'uomo che mi amava era povero, ma onesto. Io l'ho disprezzato perchè volevo sollevarmi dalla mia condizione che era bassa, e così mi sono perduta. Non sopportavo i tormenti e le sofferenze della miseria, desideravo quello che non è permesso alle donne della mia condizione: essere felici. Se il marito è povero, la felicità è un lusso non consentito alla donna e le sue stagioni saranno rigide come l'inverno.

ASSASSINO: Ecco, perchè penso che questi ceppi che mi bloccano gli arti, mi sottraggono delle possibilità! L'arte dell'uccisione è compassionevole con gli infelici.

DONNA: Non è dalle tue mani che può giungere la salvezza ad alleviare le mie pene. Tutt'al più risparmieresti la fatica al boia.

ASSASSINO: Qui ti sbagli! Il boia ti darà la Morte perchè gli è stato comandato, io ti darei la Morte, perchè il mio istinto ti ha scelta, ti darei tutto senza chiederti nulla in cambio, perchè questo dite voialtri fanatici dell'amore: è un dare senza nulla chiedere in cambio.

DONNA: Tu non sai nulla dell'amore. Se anche avessi abbracciato tutte le tue vittime, prima di ucciderle, per ascoltare i battiti del loro cuore, questo non avrebbe fatto di te un uomo salvo, se non avessi avuto una persona da amare!

ASSASSINO: Eppure io mi innamoro così facilmente! Ogni volta che ho ucciso è perchè amavo la mia vittima.

DONNA: Che cosa turpe, allora! Perchè hai amato allo stesso modo uomini, donne, vecchi e bambini!

ASSASSINO: Ho amato quanto di più bello spirava nei loro corpi: la Vita! Quando si ama qualcosa, la si desidera, la si vuole, ci si vuole impadronire di quella cosa, non c'è amore senza possesso, non c'è amore se la persona amata non sta accanto a te. Quell'affezione verso un essere lontano, che si chiama amore, è solo una mancanza di amore, è solo un rinunciare colpevolmente alle proprie possibilità, ed anzi un inganno perpetrato sui propri sensi e sull'anima. Una prigione accettata consapevolmente. Uno scandalo! Io ti vedo davanti a me, fragile, bisognosa di protezione, bella per tutto questo dolore, e non riesco a fare l'unica azione che vorrei: prendermi la tua vita, per custodirla dentro di me, come in un forziere, renderti felice, finalmente sollevata dalla tua condizione. Ecco l'ingiustizia che si compie a danno tuo e mio. Non hai più niente da perdere ed io potrei darti quella sicurezza che non hai mai avuto.

DONNA: Se anche mi uccidi, saresti solo l'ultima di tutte le disgrazie che mi sono capitate!

ASSASSINO: No, sarei invece la prima delle tue fortune: sarei la tua salvezza! Cambierei il tuo destino, che non ti è mai veramente appartenuto e che il re ha deciso di spezzare come un ramoscello secco. Solo apparentemente ti darei la morte, mentre invece ti darei la vita in un estremo gesto di Libertà. Amare non significa forse cambiare la vita della persona amata? Mi accusi di non conoscere l'amore, io penso che se mi guardo attorno, vedo che forse nessuno lo ha conosciuto davvero!

DONNA: Amare significa anche temere per le sofferenza che patisce la persona amata!

ASSASSINO: E infatti io temo per quello che ti sarà fatto, ed anzi soffrirò terribilmente quando il boia si accanirà con le mani sul tuo collo per spezzarlo.

DONNA: Tu non hai mai saputo cosa significhi soffrire per la persona amata! Siamo rinchiusi in questa cella come due bestie, non può nascere niente di buono in questo abisso.

ASSASSINO: Se solo potessi, io fisserei il tuo volto in un'espressione di eterna felicità, come argilla ne cambierei la forma in un sorriso immobile, per rendere giustizia ai torti che hai subito. Il torto più grave sarà che tu morirai con gli occhi carichi di paura e dolore, perchè la tua vita ti sarà stata rubata, tra atroci tormenti. Se tu mi aiuti, io posso mettere fine a tutto questo ... ed entrambi conosceremo la salvezza.

DONNA: Cosa dovrei fare?

ASSASSINO: Contro le catene ed i ceppi non puoi nulla, ma puoi avvicinarti a me.

DONNA: Io ... ho paura di te!

ASSASSINO: Di cosa hai veramente paura? Prova a pensare a cosa ti attende. Prova a pensare al morso della corda sulla pelle liscia del tuo corpo, quella pelle che ha conosciuto finora solo l'altra pelle delle carezze nel buio dell'alcova. E mentre la corda si stringerà ed i piedi saranno tirati in basso dalle ruvide mani sacrileghe del boia, tu non sentirai più nemmeno il dolore, ma la costrizione del tuo fiato che s'attenua e il gonfiore degli occhi che vorrebbero uscire dalle orbite, mentre la luce della vista ti abbandona. Ti spegnerai come una candela. Peccato perchè c'è ancora cera da ardere. E quando non ci sarai più, il tuo volto gonfio e opaco sarà fermo sull'ultima deforme espressione di orrore. E la gente accorsa a guardare, accoglierà la fine dell'esecuzione con un gesto di approvazione e sollievo.

DONNA: Liberami se puoi da tutto questo. Forse anche per te ci può essere salvezza.

ASSASSINO: Con un gesto d'amore, appunto. Ma di amore vero, non una pallida imitazione. L' amore vero vuole la Vita.

DONNA: E sia! Ma sappi che se acconsento a seguirti nel tuo folle consiglio è perchè io ho già perso da un pezzo la mia libertà e qualunque cosa mi succeda ora, non cambierà la mia storia. La salvezza forse verrà, forse no: il tempo per me si era già fermato quando ho cessato di essere bambina. Da allora non ho più deciso io per me. Farò come dici, dunque. E che Dio mi perdoni!

ASSASSINO: Dio non c'entra nulla in tutto questo, altrimenti ti avrebbe evitato ogni infelicità. Lui ti ha condannata, io invece ti sto offrendo la salvezza.

DONNA: E sia! Prendi gli avanzi del poco cibo ancora rimasto sulla tavola. Ma è un pasto veramente misero.

ASSASSINO: Ti ho scelta io! Lascia a me di giudicare cosa prendo.

(L'uomo fa uno sforzo per chinarsi sulla donna che si è riversata supina accanto a lui. Gli occhi di lei sono fissi in alto in un'espressione incolore. Egli si avvicina al suo collo, lo bacia teneramente e poi, come continuando il gesto appassionato del bacio, lo squarcia con un morso violento: il sangue esce a fiotti e sgorga dal collo sulla bocca dell'uomo che rimane voluttuosamente attaccato con i denti a quel collo violato. La donna giace in un'espressione del viso finalmente distesa. Sipario).

1 commento:

fedemaz ha detto...

Due nel crepuscolo.

in memoria di Marguerite Duras

Strada. Una donna e un uomo.

Donna: Lei mi sta seguendo?
Uomo: Sì.
D: ….
U: Lei è Teresa?
D: Teresa? No.
U: Teresa. Mia sorella.
D: No. Cosa le viene in mente?
U: Io l’ho vista.
D: Quando?
U: Lì, l’ho vista.
D: È morta, sua sorella?
U: Sì. Credo di sì. Lo credevo.
D: Non sono Teresa. Lei vede cose che non esistono, lì. Mi lasci in pace.
U: Lei è l’amante del dottore?
D: Il dottore?
U: …
D: Cosa vuole da me? Io sono l’amante di chi mi pare. Mi lasci in pace.
U: Non posso. Io l’ho vista, sempre. Lei è dentro di me.
D: Ma cosa dice? Come… Io sono fuori. Mi vede? Sono fuori! Lei non sa niente. Come si permette?
U: Mi dispiace. Non posso credere…
D: Le fa male andare lì, in quella specie di laboratorio per disperati.
U: Anche lei ci va.
D: Io ci vado per il mio piacere. Non ho niente da dimenticare. Ho dimenticato già tutto.
U: Non posso farne a meno. È troppo vero. Non posso credere...
D: Non c’entro niente con i suoi fantasmi. Con Teresa. Con i suoi film.
U: Non sono film. Sono ricordi. Sono cose vere.
D: In che mani si è messo? Lei… lei non ha nessun diritto di disturbarmi.
U: Mi perdoni.
D: Io… non voglio dover ricordare la sua faccia.
U: Lei sta male.
D: Io non sto male. Non ricordo nulla. Chi non ricorda nulla non ha nulla per cui stare male.
U: Ma di me si ricorda.
D: Per poco. Ancora per poco. Domani non la ricorderò più.
U: È troppo difficile per me. Lei è…
D: Basta. Mi lasci andare via.
U: Io la desidero. Tantissimo. Penso a lei in continuazione. Conosco tutti i suoi gesti.
D: Non può seguirmi. Non deve più seguirmi! Chiamerò la polizia.
U: No, per favore. Mi ascolti… Perché non possiamo passare un po’ di tempo insieme? Conoscerci…
D. Non ha capito? Non voglio. Non voglio conoscerla. Non mi interessa conoscerla.
U: Mi scusi.
D: Addio. Non mi segua più.
U: Proverò. Io non…
D: Addio.
U: ….

La donna si volta, fa per andarsene, poi si volta di nuovo.

D: Passavano molte macchine. C’erano molti rumori. Io non sopporto i rumori. Non sopporto la gente. Non potevo concentrarmi. Tutto andava via, finiva, e io non riuscivo a concentrarmi. Il mondo non dovrebbe essere quello che è. O noi. Non dovremmo essere quello che siamo. Io almeno. Degli altri non mi importa. Io non dovrei essere qui, in questo mondo. Mi fa orrore. È sporco. Non mi guardi! Come fa a guardarmi con questa luce? È insopportabile!
U: Mi dispiace. ….. Se vuole andiamo al buio.
D: Al buio?
U: Sì. al buio. Al silenzio.
D: Ma cosa dice?
U: Sul serio. La porto in un posto senza luce e senza rumori.
D: Ma io non posso.
U: Perché?
D: Non voglio.
U: Perché?

D: Lei non direbbe niente?
U: Niente.
D: Non farebbe niente?
U: Niente.
D: ….
U: Solo quello che lei desidera.
D: Non è vero.
U: Provi.
D: Al buio?
U: Sì.
D: Al buio, al silenzio?
U: Sì.
D: Oh.
U: Vuole?
D: Non lo so. Non mi fido.
U: Io non le ho fatto niente.
D: Lei mi desidera. L’ha detto prima.
U: Non farò niente.
D: E allora perché…?
U: Soltanto per passare un po’ di tempo nel suo stesso posto. Senza rumori. Fuori da tutto.
D: Non esiste fuori da tutto.
U: Per un’ora sì, esiste. Per due, tre ore. Può esistere.
D: Un’ora…
U: Sì.
D: …
U: Andiamo?
D: Dove?
U: La porto io.
D: Io non sono Teresa.
U: Lo so.
D: ….
U: Venga.
D: Non mi guardi.
U: D’accordo.
D: Lei cammina avanti e io la seguo.
U: Va bene.
D: Non si volti. Non si volti mai.
U: Va bene.
D: …Va bene.

Si incamminano.