mercoledì 30 dicembre 2009

IL BATTITO DEL CUORE DELL'AIRONE


Ho provato una piacevole emozione nel leggere che tra poco ricorreranno i cinquant'anni dalla morte di Fausto Coppi. Il piacere sta nel sapore dei ricordi, dato che io ho praticato il ciclismo e ho vissuto, grazie ad esso, una stagione di crescita del carattere e del sentimento. Ero un cicloturista di non belle speranze, con nessun particolare talento: non amavo le salite sulle quali soffrivo le carenze del fisico e mi difendevo in pianura dove riuscivo bene a tenere il passo. Nelle discese poi mi lanciavo con molta incoscienza ed intuizione della strada, ma sono le salite, soprattutto quelle dure, il monumento degli artisti. Mio fratello lo era, per la facilità con cui si arrampicava, “en danseuse” come dicono i francesi.
Coppi. Coppi era, per chi praticava questo sport, che molto spesso significa corruzione, la leggenda. E tra tifosi e praticanti si finiva inevitabilmente per dividersi tra coppiani e bartaliani, per quel gusto tutto italiano di avere una religione ed una contro-religione. Il personaggio di Coppi non può non affascinare: già le foto d'epoca sono poetiche, con quella silhouette che pedalava agile come un'anima. Erano la tristezza del volto, la spropositata grandezza del torace, più capiente di una damigiana d'aria, l'ostinata malinconia di quegli occhi spiritati, la povertà del naso che sembrava una propaggine del velocipede, a conquistarti. Lo chiamavano l'airone, perchè quando si librava sulle salite polverose e la silhouette andava fuori fuoco, l'appiattimento di quel corpo improbabile sul telaio della bicicletta dava l'idea di un uccello che spicca il volo, bello ed elegante. Coppi è stato un eroe, di quell'eroismo che si genera dai sogni di una nazione ferita: con le sue vittorie si avverava la credenza della resurrezione e tutti potevano appropriarsi dell'idea che ci si poteva risollevare nel futuro, nonostante le macerie della guerra alle spalle. Sono ormai diversi anni che non corro più in bicicletta, la mia schiena non me lo consente più, ma quando vedo dei filmati o delle foto con l'airone, mi tornano in mente i ricordi di tante fatiche felici ... e mi commuovo.

sabato 22 agosto 2009

I BARBARI

Sono sconvolto e disgustato dalla mutilazione di umanità di questo agosto infuocato. Ci preoccupiamo di capire da segni effimeri nell'aria quando finirà la calura che sembra farci tanto soffrire, e non ci accorgiamo di quanto in basso stiano cadendo le nostre difese. Difese da cosa? Dalla brutalità morale che ci precipita nel baratro al di sotto del livello delle bestie. Che cosa succede ? Succede che un barcone – forse nemmeno uno solo – si muove alla deriva delle coste italiane, un barcone carico di residui umani in cerca di libertà e nessuno, dico nessuno, presta loro soccorso! Su quel barcone ci sono esseri umani che muoiono – perché se ti trovi in mare aperto, senza viveri ed acqua, esposto al sole, quello stesso che sembra divorarci, per lo meno a prestare fede ai tanti notiziari cruenti sulla materia – forse qualche rischio lo corri.
Ebbene, a parte qualche giornale vetero-comunista, come Repubblica ed il Manifesto, che ieri si sono occupati dell'incidente, oggi questo fatto sembra già scomparso, derubricato, retrocesso sotto le varie inutili puttanate, tipo il caldo asfissiante che piega in due i poveri turisti e perdigiorno post-ferragostani. E' interessante – anche se non vorrei sembrare morbosamente interessato al lato macabro della questione – mettere insieme la reazione della chiesa, forte, chiara – e questa volta sono dalla stessa parte dei pretastri – e delle organizzazioni umanitarie, che parlano di Shoà, di grave violazione dei diritti, e quella del ministro leghista degli Interni, che dice: bisogna verificare le dichiarazioni di quelli che stavano nella barca. Qualcuno giustamente fa notare che sta passando il concetto che sia normale governare i flussi immigratori con i respingimenti, e ormai la criminalizzazione dei clandestini non fa più scandalo. E qui già ci sarebbe di che discutere del livello di compromissione della (scarsa) moralità pubblica con la cacca; ma mettendosi sullo stesso livello di grettezza mentale, dico: non basta che sia stato intercettato un gommone con cinque persone in stato di grave sofferenza? Possibile che per scandalizzarci, ci sia il bisogno di andare a scovare gli altri settanta corpi gettati in mare? Così in basso siamo arrivati?
Sì, siamo arrivati veramente così in basso, se su Facebook quello scarto di fogna del figlio di Bossi – ce lo ritroveremo in qualche mansione di rilievo in futuro, in questa cloaca che è ormai diventata la res publica? - ha pubblicato un'applicazione che si chiama “Rimbalza il clandestino!” (http://apps.facebook.com/rimbalzaclandestino/?_fb_fromhash=10c4e50179ddcbf6e6a5fde5d4d2b193 ), in cui i vermi organizzati della lega si divertono a cliccare sui barconi che si dirigono verso la penisola per respingerli.
Che schifo! La domanda è: uno che fa una cosa del genere, sia come creatore e realizzatore dell'idea, che come “utilizzatore”, può essere una persona retta, giusta? Cos'altro bisogna ingoiare per tirare la catena del cesso e fare rifluire questi ideatori/utilizzatori nel posto che a loro compete?
Infine un appello agli “stranieri”: non venite in Italia per lavoro, anzi non venite per nessun motivo, salvatevi dai barbari finché potete!

giovedì 30 luglio 2009

L'INVASIONE - 2

Il sole è alto nel cielo: la meridiana che sovrasta il ponte levatoio del castello di Erns segna l'ora sesta. La mia mente angosciata viene, per un momento, catturata dal vocio salmodiante della funzione, nel vicino battistero.
"Questa è una giornata funesta per noi tutti, per il nostro regno!". La voce del visconte rimbomba nella sala del giudizio, dove il signore di Erns amministra la funzione di giustizia. Nell'ombra gli occhi piccoli e impauriti del vescovo fissano la mia barba bianca.
"Il Signore ci sta mettendo alla prova, Difensore: ci sta chiedendo di testimoniare la nostra fede! Il tempo scorre veloce ed una decisione si impone: è giunta l'ora di dimostrare che i nostri cuori sono meritevoli della Sua protezione!", tuona il visconte. Poi aggiunge: "Difensore, quanto grande è il numero degli empi che ci attaccano?". "Sire", rispondo, "ho contato almeno venti navi allo sbarco. Dalla prima sono scesi cinquanta uomini, poi non li ho contati più, chè tutti insieme mi sono sembrati discendere nel mare. Non esagero se dico che la furia di mille uomini avanza verso di noi." La fronte del visconte si copre di una nera ombra ed il silenzio si mescola al buio della sala. Le candele ardono di una luce debole e soffocata, i miei occhi fanno sempre più fatica a distinguere le forme e sia il visconte che il vescovo sembrano nascondersi. All'improvviso, ecco i comandi: "Difensore, le mura di cinta di questo castello ed i bastioni sono bastantemente massicci: il conte mio padre, che li fece costruire, ha fiaccato gli assedi più ostinati con la tenace resistenza delle truppe asserragliate all'interno. Dobbiamo far entrare nel castello tutti gli uomini di Erns!".
Davanti ai miei occhi vedo le prime scene delle orde nemiche che prendono di mira le torri con le catapulte, mentre drappelli di fanti, che si affrettano per i corridoi sulle mura, rovesciano colate di olio bollente sui più arditi che giù cercano di aprirsi dei varchi nel massiccio portone, con la forza di sfondamento degli arieti. Grida di uomini possenti, con la pelle dei volti che si scioglie e i capelli delle lunghe chiome che si staccano insieme con gli occhi. Sul campo di battaglia, non giacciono uomini uccisi dalle armi ma cumuli di carne bruciata, dai quali si sprigiona un tanfo insopportabile. Tutt'intorno al castello sorgono le capanne dei contadini servi, che non hanno armi, e infatti essi non combattono le guerre del visconte ma lavorano le terre dei suoi possedimenti. In quelle capanne ci sono anche donne, bambini, vecchi, servi anche loro. Non c'è posto per tutti all'interno della fortezza. "Sire, come farai a mettere al riparo tutta la tua gente? Le tue mura non possono accogliere tutti i tuoi sudditi! Una grande moltitudine sarà indifesa di fronte al nemico !". Il visconte rimane nell'ombra, uno sguardo terribile mi brucia il volto: "Difensore! Noi non conosciamo la volontà di Dio, nè ci sono rivelati i misteriosi e meravigliosi cammini della Sua infinita provvidenza! Solo sappiamo questo: che ogni Sua disposizione è al sommo bene; e che anche quando sembra farci ricadere nelle insidie del male, è al bene finale che farà pervenire il lungo peregrinare dei Suoi figli. Sappiamo anche che noi non dobbiamo abbandonare al maligno i simboli che Egli ci ha tramandato, come sigilli del Suo retaggio: essi sono i segni della Sua esistenza, i simulacri della nostra missione: il nostro istituto di Monarchia – alla quale noi dobbiamo essere fedeli, per l'alto giuramento che ci lega al nostro sovrano Arnulfo – e la Chiesa. Ogni respiro nel nostro petto ed ogni battito nel nostro cuore deve essere consumato con questo alto fine: conservare il potere temporale e quello spirituale. Con queste due semplici ma potenti pietre possiamo costruire la città di Dio, dove gli uomini meritano di vivere. Se invece le perdiamo, per gli uomini è la fine, siamo condannati a vivere come bestie. I servi sono salvi perché così vuole la volontà di Dio, che proteggerà sotto il suo invincibile scudo le più degne tra le Sue creature. Solo i malvagi periranno, i migliori si salveranno! Noi non possiamo dubitare di questo insegnamento, a meno di non condannarci a bruciare nel fuoco eterno. Per questo ti diciamo: sii fedele ai nostri comandi e fa che questa fortezza sia invincibile come il più potente baluardo dell'Altissimo!”. Questo discorso non ammette risposta. Stringo Brandimarte, la mia spada consacrata.

martedì 21 luglio 2009

L'INVASIONE - 1

Vasta è la notte e la luce intensa della luna rischiara tutta la spiaggia. Il rumore delle onde che si distendono su un tratto esteso di sabbia copre i rumori lontani ed attenuati dell'approdo. Ombre umane brulicano fuori da imbarcazioni con le prue a testa di dragone e procedono minacciose a passi lenti ma decisi verso la terraferma. Io assisto alla scena su una duna ripida, al riparo di una folta chioma di cespugli, unica vedetta di retroguardia di un'inesistente avamposto di difesa. Le stesse ombre crescono in dimensione, e le forme che si intravedono sono rozze e crudeli, e la scena non fa che accrescere i presagi nefasti che si disegnano nell'oscurità senza stelle. Uomini grandi, con corazze pesanti, elmi provvisti di lunghe corna e barbe ferrose ed imponenti guadagnano la parte finale del lenzuolo d'acqua, e i luccichii che lampeggiano numerosi in quel caravanserraglio lasciano indovinare molte spade sguainate e brandite per essere usate da subito. I rumori di voci che giungono dal branco sono per lo più latrati. Non c'è ordine nello schieramento, non c'è strategia, solo volontà di preda.

Il mio nome è Arcadio delle Sette Terre e sono un Difensore dell'Ordine del Sacro Mantello. I reggenti dell'Ordine insegnano che il mantello è appartenuto a Gesù Cristo, Nostro Signore, che dopo l'Ultima Cena lo ha affidato a San Matteo. La sacra reliquia è stata custodita dall'apostolo che l'ha tramandata ai suoi più fedeli seguaci. Essa ora protegge il regno franco di Nûr dai nemici e dalle epidemie, ed io e gli altri cavalieri Difensori stiamo a guardia delle coste e delle montagne, per respingere gli assalitori. Il re Arnulfo mi ha affidato l'alto compito di sorvegliare le coste delle Sette Terre, che si affacciano sul mare Oceano, ed io cavalco ogni giorno da un castello all'altro, sempre controllando che la linea dell'orizzonte sia piatta e sgombra da minacce. Non ho scudiero al seguito, cavalco sempre solitario in groppa al mio fedele destriero Nimbano, bianco e vecchio come me, ma ancora veloce sui garretti. E' il mio fedele compagno, di lui posso fidarmi come del mio braccio destro, quello con cui impugno la mia spada consacrata, Brandimarte.

Questa notte non promette nulla di buono. Gli invasori sono giunti sulla spiaggia ed hanno acceso dei fuochi guida per i loro compagni, ancora sulle navi, in procinto di sbarcare, e per quelli che ancora stanno avanzando con i ginocchi immersi nell'acqua. Un falò acceso di notte è sempre un gesto di imperizia ed imprudenza perchè la luce del fuoco tradisce la presenza di uno sconosciuto ai villaggi lontani, ma i guerrieri barbuti evidentemente si sentono spavaldi. Si urlano strane parole che non comprendo, i suoni sono forti ed aspri, ma il significato è chiaro: morte per gli abitanti delle Sette Terre. Sono da solo contro una soverchiante presenza ostile, gli altri cavalieri Difensori sono sui monti a fare da vedetta contro gli invasori che vengono dalle viscere delle province germaniche. Ho lasciato Nimbano a valle della duna, legato ad un albero. Il cavallo non nitrisce, ha avvertito il pericolo, lo ha fiutato e rimane dove l'ho lasciato, in silenzio. Il vento mi sferza la faccia ed io rimango a spiare le mosse dei miei nemici: non posso scoprirmi, non ce la farei contro tutti loro. Non ho un piano, nè di attacco nè di difesa: quando giungerà l'ora, il Signore saprà consigliarmi per il meglio.

Quando il mattino nascente rischiara il terreno sotto la collinetta su cui mi sono appostato, una scena terribile mi si rivela: la spiaggia si è riempita di guerrieri, che con urla e spade alzate si mettono in marcia verso il vicino villaggio di Erns, che sorge al centro della terza delle Sette Terre. Il villaggio è abitato da contadini servi del signore del vicino castello, insieme con le loro donne, i bambini e i vecchi. Devo trovare il modo di avvertirli del pericolo che stanno correndo, per salvare le loro vite e adempiere al mio dovere di Difensore. L'unico vantaggio che possiedo sui miei nemici è Nimbano, loro sono appiedati, io ho il cavallo: devo solo raggiungerlo in fretta e spingermi al galoppo verso il villaggio per urlare agli uomini di mettersi tutti al riparo con le loro famiglie. Ecco che il Salvatore, Mio Signore, mi ha bene consigliato, dopo tutti questi anni riconosco sempre la sua voce. Ora non devo perdere tempo: ho un piano, è semplice, devo solo far correre Nimbano. Mentre mi rotolo giù dalla duna, un suono potentissimo squarcia il cielo: sembra prodotto da un corno gigante. Quel soffio mi precipita ancora più veloce dall'erta, con un balzo sono in groppa al mio destriero che ha avuto la prudenza di non nitrire al richiamo del corno. Mi allontano piano, per non far sentire il rumore degli zoccoli, poi, quando mi credo abbastanza lontano, lancio il cavallo al galoppo. Nimbano non ha bisogno di essere spronato, ha capito da solo la minaccia sulle nostre teste.

lunedì 6 luglio 2009

BOLLETTINO DI GUERRA NUMERO 1




Gentili lettori e lettrici,
da oggi questo blog assurge a novello e più elevato rango in quanto si assume il supremo compito dello

S P U T T A N A M E N T O

nei confronti del comune nemico della democrazia. Con un gesto di puro amore verso l'umanità tutta caricheremo - perdonatemi il noi maiestatico, ma sono infervorato dall'altezza dei nostri intendimenti - sopra le nostre fragili spalle il nobile compito di custodi del popolo più sfortunato, quella razza italica che diede i natali a personaggi di importanza capitale quali Michelangelo, Leonardo Da Vinci, Cristoforo Colombo, Galileo Galilei, Giordano Bruno, ecc. ecc., e che, spinta nel vicolo della miseria dalla sua ristrettezza morale, è giunta a farsi rappresentare da un ... satiro. Guardatelo e convenite con noi che la teoria di Lombroso, benchè superata, trova in lui almeno un'eccezione che conferma la regola.




Così, attraverso una serie di pervicaci bollettini di guerra, noi riporteremo, per amore di verità, gli articoli dei più importanti quotidiani stranieri che, incuranti delle minacce del don Rodrigo di Arcore, continuano a denunciare l'inadeguatezza di questo pagliaccio a governare l'Italia. Se la maggioranza degli italiani, in un gesto di irresponsabile lobotomizzazione di massa, sta con lui, noi cercheremo di aprire gli occhi ai medesimi italiani, o per dirla con altre parole, di far cadere le fette di salame dagli occhi medesimi.

Eccovi dunque dalla terra di Albione un articolo pubblicato ieri dal Times On Line. Non a caso riportiamo sopra l'immagine di Winston Churchill, del quale ci piace citare le grandiose parole: "Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra." Queste parole rappresentano il nostro attuale stato d'animo. Non sappiamo quanti bollettini si renderanno necessari; una sola cosa sappiamo: noi non ci fermeremo, fino a quando l'usurpatore della democrazia, il nano demagogo, non sarà interamente e vergognosamente coperto dalla CACCA!



From
July 5, 2009

'Lesbian' clinch more embarrassment for Berlusconi

The photographs show Silvio Berlusconi grinning broadly as two young women kiss in front of him at his Sardinian estate. But the same photographs threaten to embarrass the Italian prime minister on the eve of the G8 summit of leading industrialised nations that he will host this week.

After two months of allegations about his private life, including a prostitute’s claim that she spent a night at Berlusconi’s residence in Rome, he is keen to put the sleaze behind him and make a new start as a “can do” statesman.

Several European publications are bidding for photographs by Antonello Zappadu, who took 5,000 pictures of Berlusconi’s guests at Villa Certosa in Sardinia in 2007 and 2008. An informed source said the aim was to publish them just before the summit begins on Wednesday “for maximum impact”.

The images show Berlusconi, who was leader of the opposition at the time, with five young women in a gazebo. Two of them are sitting on his lap. He grins approvingly as Angela Sozio, 36, a red-headed former Big Brother contestant, sits on the knees of another young woman and kisses her on the lips.

A man tries to fondle a blonde woman’s breast but she pushes him away. The group then walk through the Villa Certosa estate and Sozio stages a fake wedding ceremony.

She gives a bouquet of flowers to a young woman with whom Berlusconi has been holding hands. Sozio and the other two women intone a wedding march.

Prosecutors in Bari, southern Italy, have questioned Patrizia D’Addario, the call girl who says she was with Berlusconi on November 4, 2008, Barack Obama’s election night. They have also questioned Sozio as part of an investigation into the alleged recruitment of female guests for parties at the prime minister’s homes.

In April 2007 Oggi magazine published part of the picture sequence in a cover story entitled Berlusconi’s Harem. It included shots of Berlusconi, slipping his hand inside the shirt of one of the women. At the time a privacy watchdog banned Oggi from publishing the rest of the photographs.

Last month a Sardinian judge ordered all 5,000 photographs to be seized on the grounds that they violated Berlusconi’s privacy, but they had already been sold to Ecoprensa, a Colombian picture agency. The Spanish newspaper El Pais has published photographs of a topless young woman by a pool and Mirek Topolanek, a former Czech prime minister, who is naked.

Also up for sale are photographs showing two topless women in thongs kissing under a shower in June 2008. The photographs were taken at another home belonging to Berlusconi.

La Repubblica newspaper yesterday identified a woman boarding Berlusconi’s plane at Sardinia’s Olbia airport in August 2008 as the former Bulgarian actress Darina Pavlova, widow of tycoon Iliya Pavlov, who was shot dead by a sniper in 2003. Bulgarian papers reported in 2007 that Berlusconi had “fallen in love” with Pavlova, 44, one of eastern Europe’s richest women.

Berlusconi said nothing last week about the scandal, which began when his wife, Veronica Lario, demanded a divorce. She alleged that he “frequents underage girls” after he attended the 18th birthday party of Noemi Letizia, a model.

Since then his popularity has fallen from 73% to 62%, according to private polls. He has told his staff that he is worried about photographs appearing before the summit in L’Aquila in central Italy, which was devastated by an earthquake in April.

Berlusconi, who was jeered with shouts of “paedophile” and “whoremonger” when he visited the scene of a train crash in Viareggio in Tuscany last week, will aim to minimise the risk of further public hostility when he escorts leaders to towns hit by the earthquake.

A residents’ association named 3.32, after the time of the tremor, intends to mount protests during the summit. Three months on, 25,000 homeless people are still living in camps and the temperature in the tents can reach 44C.

Another 35,000 people have been moved to campsites and hotels on the Adriatic. Local critics contrast this with the speed with which a road to the airport was widened for the G8 leaders. It took three weeks.

Berlusconi also risks a snub from Carla Bruni-Sarkozy, the Italian-born wife of the French president. After Berlusconi joked that Obama was “always tanned”, she remarked: “Sometimes I am very happy that I have become French.”

Bruni is expected to stay in Rome during the summit and will travel to visit areas hit by the earthquake.

The first ladies of France and the United States are expected to make only brief appearances at the summit, including one at a dinner hosted by the Italian president and another at a gala concert. Their programme includes audiences with Pope Benedict XVI, tours of devastated villages and sightseeing.

American officials said Michelle Obama would stay at a hotel in the capital with her daughters Sasha and Malia; they plan to visit the Colosseum and the Forum. On Friday she will meet the Pope with her husband.

An aide quoted Berlusconi as saying: “If all goes well (at the G8), we’ll make changes in the party and in the government.” Worried by his declining popularity among female voters, the prime minister is considering a reshuffle to bring more women into his government.

Berlusconi has already decided to stay away from his Sardinian villa this summer as it is judged too vulnerable to the paparazzi. Instead he will holiday at his villa in Paraggi near the Riviera resort of Portofino.

domenica 28 giugno 2009

IL PORNO-PREMIER


ovvero
La moglie in campagna, le amanti in città

Saremo anche la repubblica delle banane, ma che fantastica epopea per le curiosità pruriginose!
La realtà sta superando a larghe falcate la fantasia delle immaginazioni più fervide.
Cito da la Repubblica di domenica 28 giugno, articolo di Enrico Franceschini (http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-10/stampa-28/stampa-28.html):

L'articolo (del Sunday Times) contiene anche una serie di dichiarazioni di Patrizia D'Addario, la escort pugliese che ha visitato due volte Berlusconi a Palazzo Grazioli e vi ha trascorso una notte con lui. "Non ho mai dormito", racconta la donna di cui Berlusconi sostiene di non ricordare il volto, "era instancabile, un toro". Secondo la sua ricostruzione, il premier la condusse in camera da letto quasi alle 4 del mattino, dopo che le altre ragazze se n'erano andate. La D'Addario dice che Berlusconi fece mezza dozzina di docce ghiacciate durante la notte e lei lo raggiunse sotto la doccia a sua richiesta. A un certo punto, secondo quanto la donna ha raccontato in seguito a un amico, "d'improvviso smise di muoversi e pensai fra me e me, grazie a Dio, si è addormentato. Ma non durò molto".

La escort confida di essersi sentita imbarazzata quando un membro dello staff del premier entrò in camera da letto al mattino, con un vestito per Berlusconi, ricordandogli che doveva fare una dichiarazione pubblica sulla vittoria di Barack Obama, eletto presidente quella notte. La D'Addario lo attese in bagno, dove scattò varie foto. Più tardi accese il registratore del suo telefonino, dove si sente la voce di un uomo che dice: "Vuoi tè o caffè?" Lasciò la residenza di Berlusconi alle 11, ma mentre tornava a Bari lui le telefonò: "Bambina mia!", le disse, chiedendo poi perché avesse la voce roca. E lei gli spiegò: "Per via delle docce".

Insomma, qui siamo di fronte ad un premier che potrebbe superare molto brillantemente i provini per un film porno, a giudicare da come fa schiattare la D'Addario, quando se la tromba.

Proverò anche io con le docce fredde ...

venerdì 19 giugno 2009

L'UTILIZZATORE

Salto i preamboli – inutili – e vengo al dunque. Premetto che le mie fonti di informazione sono i giornali comunisti, ovvero la Repubblica, il Corriere della Sera, tutta roba infarcita di trita paccottiglia propagandistica dei pennivendoli al soldo del Grande Vecchio dietro la cortina di ferro. Dunque anche io sono in malafede! Proprio per questo, nel Paese delle Libertà, sono anche io libero di avanzare le mie ricostruzioni, le mie dietrologie. L'avvocato del nostro beneamato – non arriverò mai alla sublime genialità di Grillo, che ha coniato l'epiteto di psiconano – afferma che è impossibile che ci siano riscontri provati alle accuse dei suddetti giornali, ovvero che frotte di ragazze siano state dirottate verso Palazzo Grazioli, il bordel ... voglio dire la residenza romana di Berlusconi, ma se anche ci fosse un fondo di verità in quanto si imputa, comunque il premier sarebbe incolpevole, in quanto semplice “utilizzatore”.
Ora, non si può assolutamente dire che qui si sfiora il ridicolo o il grottesco: ci si porta in un'altra realtà, in un'altra dimensione. Qui la morale non conta più niente; riformulo il pensiero in altri termini: se in un paese, l'opinione pubblica trova normale non scandalizzarsi di fronte a certe forme di ... non so come definirlo, mi verrebbe in mente la frase del Marchese del Grillo: “Io sò io ... e voi non siete un cazzo!” ... a certe forme di tracotante libertinaggio del potere, allora le cose sono due: o scegliamo se adeguarci o scappare via, oppure la cosiddetta opinione pubblica non è correttamente rappresentata da quelle che sono le fonti ufficiali di informazione. Vale a dire: o siamo tutti delle merde, e quindi ci adeguiamo agli esempi che ci vengono propinati dall'alto ed anzi cerchiamo di oltrepassarli nella gara a chi è più Cittadino delle Libertà degli altri, oppure ... ci stanno prendendo per il culo e la maggioranza degli italiani è inferocita contro la dissolutezza del proprio reuccio, mentre i telegiornali e la stampa di stato ci raccontano quanto è felice il paese di Bananas. Arrivo anche al punto di sospettare che i risultati delle ultime elezioni non siano quelli che ci hanno raccontato, altro che Ahmadinejad.
Preferisco trovarmi nel secondo caso perchè questo vuol dire che prima o poi il tappo salta. Rabbrividisco se dovessi pensare che è vera la prima situazione; perchè allora mi chiedo: ma cosa altro deve succedere perchè si tiri la catena del cesso? Ci troviamo di fronte ad un presidente del consiglio (non riesco ad usare le maiuscole) che corrompe giudici, imprenditori, che organizza i festini nel suo palazzo di Roma con le escort che va reclutando a destra e manca, e che poi, sulla base di quanto sono state brave nelle loro prestazioni, inserisce nelle liste elettorali, se hanno la maggiore età, oppure le ricopre di regali nell'altro caso. Un presidente del consiglio che briga in tutti i modi, che trasporta i propri giullari e menestrelli utilizzando i voli di stato, nonostante sia il Paperon de Paperoni d'Italia, e quindi non a corto di mezzi; un presidente del consiglio che mesta continuamente nel torbido dell'illegale, del malaffare oppure nel privato fa tutto il contrario di quello che predica in pubblico. Non puoi dire che sei difensore della morale cattolica, difensore della famiglia e poi fare le orgette nel chiuso dei saloni dei tuoi palazzi o ville. Su questo io non esprime un giudizio morale: se Berlusconi ama ammucchiarsi con le giovin donzelle, io gli dico: bravo, bene, bis, ma non essere ipocrita. Tuttavia i porno party a palazzo Grazioli sono il meno. Qui ci troviamo di fronte ad un canestro di frutti marci e puzzolenti: come peschi, peschi bene. E' fin troppo facile per un giudice aprire un nuovo filone d'inchiesta sul nostro. Ancora una volta mi chiedo: cosa deve ancora fare “l'utilizzatore” perchè la maggioranza degli italiani apra occhi ed orecchie e la smetta di turarsi il naso? In un post precedente dicevo che bisogna ritornare ad essere moralisti, a perseguire l'etica di quei pochi ma fondamentali valori sui quali si deve basare un qualsiasi contratto sociale. Il più importante di quei valori è che chi è demandato all'amministrazione della cosa pubblica sia responsabile di fronte alla funzione d'esempio che deve avere per i cittadini. E' giunto il momento che questo Paese la smetta di scavare verso il basso!

martedì 2 giugno 2009

PUTTAN TOUR

Salgano signore e signori, il tour sta per iniziare, il pulmino sta per partire per un viaggio mirabolante in cui vedrete:

  • i più bei culi della capitale e forse del mondo ... e non importa se si tratta di femmine o maschi, la più parte sono di donna ... ma si sa, la carne è carne;

  • le più belle tette, tonde, sode, a pera, a mela, succulente, a melone, a mammella di elefante ... siiiiiiii, come godo;

  • uomini e donne che risveglieranno in voi gli appetiti più peccaminosi, metteranno in azione le vostre ghiandole salivari, vi faranno rizzare tutto quello che si può rizzare ... capezzoli, cazzi, clitoridi ... vi faranno pulsare le tempie con afflussi di sangue voglioso ... evvai;

  • le più meravigliose stranezze della libidine: uomini con la figa, donne con il cazzo, uomini con le tette al posto del culo e donne con il culo al posto delle tette;

  • nani con il membro lunghissimo ... uno dei quali riconoscerete come il vostro massimo rappresentante.

Ma soprattutto, quando attraverseremo il viale dello scandalo più scandaloso, del peccato più peccaminoso, dei vizi più indicibili ed inconfessabili, assisterete a fenomeni, mostri che faranno impallidire tutto quello che avrete visto prima, e cioè:

  • mafiosi in combutta con politici;

  • rappresentanti delle istituzioni che corrompono giudici;

  • industriali bancarottieri, che fuggono all'estero con il malloppo;

  • liberi pensatori che rivaleggiano sulle televisioni nella nobile arte del leccaculismo verso il più potente di turno (sempre lui);

  • amministratori pubblici che praticano il peculato;

  • ogni sorta di corruttela e depravazione nella gestione della cosa pubblica;

  • politici che sbavano davanti ai microfoni per Dio, patria e famiglia e poi, nel segreto dei loro uffici, si inchiappettano le suore africane;

  • un presidente del consiglio pedofilo che fa le orge con le minorenni.

Alla fine di questo tour indimenticabile sarete condotti alle urne, per adempiere al vostro dovere, che è poi il diritto di chi vi governa: ricordatevi di votare per i pupi del padrone, se volete che l'orgia si perpetui. E fanculo se alla fine prenderete qualche malattia. Ricordatevi, come vi ho già detto: la carne è carne!

venerdì 10 aprile 2009

REQUIEM


Maledetta la terra, quando distrugge e ingoia quel forno di stupore che è la vita. Benedetta la terra, quando, opponendosi al peso di quella stessa vita, la rilancia verso il cielo.

Vedo una distesa di bare e mi sembra tutto abbastanza falso per essere veramente accaduto. Non c'è stata una disgrazia in Abruzzo, una tragica fatalità. Già quando le lacerazioni del caso sono vere, dopo, al dolore si sostituisce la rabbia, quell'ostinata intenzione di ributtare al di fuori di te il male che ti è stato fatto. In Abruzzo ora si scopre che le case, che si sono sbriciolate colpevolmente sotto le scosse del terremoto, non erano costruite bene. Impasti fatti con la sabbia del mare, cemento non armato, ferri corrosi dalla ruggine. Abitarle era come trovarsi in una capanna in una valle, pochi secondi prima di una piena tumultuosa. Dicono che il dolore va elaborato, ma la verità è che non tutto si supera, specialmente quando la rabbia si mescola con la sensazione bruciante dell'ingiustizia. Qualcuno si è arricchito, costruendo palazzi fragili come castelli di sabbia, seguendo la stessa logica di rapina di chi ha fottuto i guadagni delle borse, di chi ha mandato in rovina folle di lavoratori incolpevoli: in fondo la dinamica è sempre quella, la mafia. Dicono che quello italiano è un popolo generoso, che nelle tragedie si vede il suo vero volto, le qualità migliori che lo rendono unico. Un popolo di figli di puttana, pronti a derubarsi l'un l'altro nella generale goduria, che non pagano le tasse, oppure un popolo di eroi del dolore, che sanno sempre ripartire prima e meglio degli altri, nel tempo della ricostruzione. Mi chiedo: quando diverremo solo un popolo di persone medie, quando lo sdegno e lo schifo di fronte ai marioli sarà la norma e non l'eccezione? Già è facile prevedere cosa accadrà a quei miserabili sfollati: molti rimarranno in sistemazioni precarie fino a non si sa quando, mentre le immagini ufficiali ci racconteranno di un'imponente ricostruzione, di facciata però, e all'ombra delle luci e di nascosto alle telecamere, si ricomincerà ad impastare con la sabbia e a costruire con i materiali di scarto. Perché il dolore è tuo, ma il portafoglio è mio! E' la memoria che ci frega, altresì detta integrità. Prima forse aveva un senso chiedersi: ce la faremo a salvarci? Ora mi verrebbe voglia di dire: al diavolo tutto, basta solo che non mi crolli il tetto sulla testa.

mercoledì 8 aprile 2009

ABRUZZO 2008 – RIMEMBRANZE

Era di Luglio, gioiosa settimana trascorsa con gli amici nel monastero di Santo Spirito, a Ocre: una finestra piacevole, le note di tango, i passi, prima svelti, poi stanchi, facevano da contorno ad uno stato dell'anima dolce. C'era nell'aria, dentro e fuori di me, una predisposizione all'accoglienza, all'abbraccio; molto di questo dipendeva dal trovarmi in un nido di esseri affini, l'atmosfera generale era di empatia, anche se forse l'oblio del ricordo, l'indefinitezza di alcuni tratti rende liriche delle cose, che in quel momento non venivano percepite così.

Il tutto avveniva in una distesa di paesaggio, quello dell'Abruzzo centrale, parco naturale Sirente-Velino, con cui non riuscivo a fraternizzare. Troppo duro e crudo era il sole che si riverberava sui sassi e sugli steli di erba secca, ingiallita, troppo preponderanti erano le ombre che le nuvole, costantemente di passaggio, in una terra levigata dai venti, proiettavano sulle distese di piano, oppure sui fianchi delle colline. Poi c'era in lontananza il Gran Sasso, terribile nella sua imponenza: quella natura non si accordava con le mie origini di contadino vicino al mare, giù sulla costa pugliese. Poi c'erano i luoghi e le persone, e sia i luoghi che le persone erano di una fisionomia diversa, intagliati nella pietra gli uni e le altre, rugosi, cotti dal sole ventoso. Ecco, lì sentivo come un abisso la differenza tra gli scenari costieri impressi nella lastra della mia mente e le corde ruvide, montagnose, ostinate di quella gente. Nello stesso tempo si avvertiva, da come ti guardavano, dalle loro parole secche, pur'esse erose, che c'era un potente tumulto, come un suono ancestrale, misterioso, in quei volti, in quelle parole, in quegli sguardi, come un metallo pulsante, sepolto sotto parecchi strati di argilla indurita, sempre per colpa del sole ventoso.

Una persona di mare, come me – cresciuta con certi profumi di salsedine nelle narici, con il senso dell'indefinito blu, anche quando la città copre tutto l'orizzonte ed il mare è solo immaginato, indovinato – queste sottigliezze le avverte subito, anche senza saperle immediatamente spiegare. E' un codice diverso. Oggi il cuore dell'Abruzzo è sgretolato, i corpi spezzati ed il sangue versato sull'asfalto: questa parte di terra reca le offese di una guerra subita, non combattuta, non capita. Quel metallo sotto l'argilla e il granito si scopre improvvisamente arrugginito. Io davanti a una piena di immagini di rovina mi sforzo di filtrare le sensazioni e le percezioni. Però mi sento inadeguato. Ed anche colpevole.

giovedì 26 marzo 2009

DISOCCUPATI D'ITALIA ... UNITEVI E TROVATEVI ... QUALCOSA DA FARE

Sono profondamente incazzato per l'ultima buotade buttata dal nano, il quale con la spavalderia tragica solita, tipica di quando sembra che stia per annunciare l'ennesimo miracolo, mentre invece sparerà l'enne-più-unesima puttanata, ha dichiarato che chi perde il lavoro deve trovarsi qualcosa da fare! Apriti cielo! E già vedo la canea dei titoli sui giornali di chi, da un lato, si dirà indignato per questa offesa ai disoccupati, che non arrivano alla terza, seconda, ecc. ecc., settimana, e chi, invece, dall'altro si unirà allo stuolo dei leccaculi, perchè il premier lo conosciamo, ha detto una delle sue spiritosaggini, che in fondo è un consiglio di buon senso, perchè in questo momento bisogna rimboccarsi le braccia e poi i sondaggi dimostrano che gli italiani sono con noi, cioè con chi fa della politica seria invece di scagliarsi sempre contro Berlusconi. Anche qui eccetera eccetera.
I sondaggi dicono che continua la luna di miele degli italiani con il Silvio nazionale, l'indice di gradimento di Berlusconi è del 796 %: ecco potrei descrivere con precisione chirurgica quello che si scrive e si afferma in seguito all'ultima hit del nano, tanto ormai la situazione è prevedibile.
Prima di tutto vorrei dire una cosa sui sondaggi: da quando sono utilizzati in politica, sono diventati perseguibili penalmente al pari della corruzione e del peculato. O, meglio ancora, al pari della circonvenzione di incapace. Sono totalmente falsi e inattendibili. Potrei costruire un sondaggio di chi sostiene che sono guarito dal raffreddore, ora che mi soffio il naso mentre scrivo. Insomma non sopporto più che mi si prenda per il culo con il fatto degli italiani!

Italioti, io non so dove siate e da che parte siate, ma se è vero quello che dicono i sondaggi, allora andate a fare in culo! Io vorrei sapere quando questo paese si risveglierà da questo stato di istupidimento, quando la smetterà di farsi prendere a schiaffi da un comico malriuscito, vorrei sapere quando la dignità conterà qualcosa, vorrei sapere quando un sussulto di morale farà sì che gli italiani, sempre loro, si toccheranno le palle, quando si nomina l'innominabile, quando si staccheranno i salami dagli occhi e si incomincerà a guardare lo stato di degrado che c'è intorno a noi, vorrei sapere quando un esercito di disoccupati inferociti e giustamente imbestiabiliti si armerà di coperchi e pentole e scenderà per strada urlando al nano che ci ha veramente rotto i coglioni!!! Quando succederà tutto questo ? Quando ?
Dicono che Dio esiste. E invece Dio non esiste perchè, se esistesse, lui, che tanta letteratura di genere, compiacente, descrive come misericordioso e pietoso verso i propri figli, se esistesse – dico – lui, che ha fatto aprire il Mar Rosso per far passare il popolo di Israele in fuga dall'Egitto, quello stesso Dio costruirebbe un margine di sdegno per arginare l'ondata di cacca che, come una colata lavica, si sta abbattendo su questo paese.
Possibile che una risata non riesca a seppellirlo? Il nano dico. Ci sono secoli, anzi millenni di storie sullo scemo del villaggio, che veniva deriso da tutti. Possibile che noi non siamo più capaci di spernacchiare lo scemo della nazione ? Ecco dovremo re-imparare a praticare l'arte del pernacchio, vero cimelio di un popolo, come ci insegna l'immenso Eduardo.

sabato 14 marzo 2009

GRAN TORINO

Con questo film, Clint Eastwood compie l'ennesimo miracolo cinematografico, che è poi quello di fare il dovere di ogni bravo cineasta: raccontare una bella storia! Forse è riduttivo affermare che questo è un bel film: è un film forte, nel senso che le immagini trasportano lo spettatore in un viaggio fatto di verità e dolore. Un viaggio di ricerca del sentimento. Ho sempre adorato Clint Eastwood, soprattutto perchè è uno storyteller onesto, mai corretto politicamente. Uno che si mette sempre in gioco, sviscerando temi non scontati e banali. Gran Torino è uno sguardo impietoso alla decadenza umana: decadenza prima di tutto anagrafica. La vecchiaia! La recitazione di Clint è pesante e stanca, ma sincera, il peso dei suoi anni qui si avverte tutto e a volte si riceve la sensazione che questo possa essere l'ultimo film. Nei dialoghi tra il giovanissimo prete e il vecchio veterano della Corea, poi operaio della Ford, che conserva come un totem, nel suo garage, una Ford Gran Torino del 1972 - curiosità: lo stesso modello di macchina guidata da Starsky in Starsky ed Hutch - ricorre spesso il tema della vita e della morte. E rispetto a questi due poli contrapposti sono disarmati tanto il giovane ed insesperto pastore di anime che il vecchio e disilluso Walt Kowalsky - questo il personaggio di Clint. Kowalsky ha ucciso in gioventù, durante la guerra di Corea, tredici nemici. Da quella guerra si è portato dietro un rimorso lacerante per un'azione che non è riuscito a perdonarsi e un odio irriconciliabile verso i musi gialli. Rimasto vedovo dopo la morte della moglie, all'inizio del film, Kowalsky resta straniero e ostile, sia in quel che gli resta dell'ambiente familiare, con i figli e i nipoti che lui non riconosce più e disprezza, sia nel territorio fisico del suo quartiere, nella periferia di Detroit, abitato prevalentemente da immigrati asiatici. La sua anima è sporcata dal rancore e l'unico affetto è verso il suo cane, una femmina di Labrador. Il distacco rispetto alla realtà che lo circonda e che lui non accetta non potrebbe essere più grande, anche visivamente, a partire dalla sua abitazione, sormontata dalla bandiera americana, da lui tenuta pulita ed ordinata in maniera quasi maniacale, che si contrappone al degrado delle catapecchie del vicinato. A partire dalla casa vicina, abitata da immigrati Hmong. Il razzismo di Kowalsky non sembra nemmeno ideologico: è semplicemente l'impossibilità di considerare una realtà che è estranea al suo tessuto.
Tuttavia la quotidianità non può essere respinta, scacciata: ed ecco che Kowalsky si trova, da dover presidiare, fucile alla mano, il suo spazio di giardino, a difendere anche l'esistenza dei vicini dalle gang di quartiere. E qui sta un altro miracolo: Kowalsky è vecchio, è malato - sputa sangue, nonostante la dissoluta consumazione di birra e sigarette sul suo pianerottolo, mentre inveisce, a volte comicamente, contro tutti - ma è ancora capace di aprirsi a nuovi esperienze di affetto. Questo affetto sarà inaspettatamente rivolto verso i suoi rumorosi e sciatti vicini, in particolare verso un ragazzo con il quale si stabilisce un rapporto quasi da nonno a nipote. Tuttavia il film non assume la direzione di un banale romanzo di formazione: l'unica verità che il vecchio Clint può insegnare al ragazzo è il rispetto della vita: lui non poteva essere un modello da imitare, in quanto la sua anima era corrotta dagli ammazzamenti, giusti e ingiusti, che aveva commesso durante la guerra.
Una delle chiavi di lettura sta nella scena in cui, mentre è colto da un malessere nella casa dei vicini, dai quali era stato invitato ad unirsi ad un banchetto, riconosce che quei "musi gialli" sono molto più simili a lui dei suoi figli, verso i quali il disprezzo non si attenua.
Gran Torino è un film essenziale, diretto, con una recitazione di Clint a volte a metà strada tra Harry Callahan, lo spietato poliziotto degli anni 70, e Tom Highway, l'intransigente sergente maggiore di Gunny della fine degli anni 80, con alcune perle verbali pescate dal turpiloquio del passato ed attualizzate.
Come artigiano del cinema, nel senso di profondo conoscitore della macchina cinematografica, Clint è semplicemente inarrivabile. Lo si vede dalla cura maniacale di ogni dettaglio, di ogni aspetto, persino della colonna sonora. Ecco Clint scrive le musiche dei suoi film e Gran Torino è un pezzo struggente, soprattutto quando all'inizio dei titoli di coda, è la sua voce, aggrappata ad un filo, la voce di Clint a cantare. Il tutto è fantastico, per riconciliarsi con il Cinema.

Ed eccola la soundtrack, interpretata da Jamie Cullum

So tenderly 
Your story is
Nothing more 
Than what you see
Or 
What you've done 
Or will become
Standing strong 
Do you belong
In your skin 
Just wondering

Gentle now 
The tender breeze 
Blows
Whispers through 
My Gran Torino
Whistling another 
Tired song

Engine humms 
And bitter dreams 
Grow heart locked 
In a Gran Torino
It beats 
A lonely rhythm 
All night long
It beats 
A lonely rhythm 
All night long
It beats 
A lonely rhythm 
All night long

Realign all 
The stars 
Above my head
Warning signs 
Travel far
I drink instead 
On my own 
Oh,how I've known
The battle scars 
And worn out beds

Gentle now 
A tender breeze 
Blows
Whispers through 
A Gran Torino
Whistling another 
Tired song

Engines humm 
And bitter dreams 
Grow
Heart locked 
In a Gran Torino
It beats 
A lonely rhythm 
All night long

These streets 
Are old 
They shine
With the things 
I've known
And breaks 
Through 
The trees
Their sparkling

Your world 
Is nothing more 
Than all 
The tiny things 
You've left 
Behind

So tenderly 
Your story is
Nothing more 
Than what you see
Or 
What you've done 
Or will become
Standing strong 
Do you belong
In your skin 
Just wondering

Gentle now 
A tender breeze 
Blows
Whispers through 
The Gran Torino
Whistling another 
Tired song
Engines humm 
And bitter dreams 
Grow
A heart locked 
In a Gran Torino
It beats 
A lonely rhythm 
All night long

May I be 
So bold and stay
I need someone 
To hold
That shudders 
My skin
Their sparkling

Your world 
Is nothing more 
Than all 
The tiny things
You've left 
Behind

So realign 
All the stars 
Above my head
Warning signs 
Travel far
I drink instead 
On my own 
Oh 
How i've known
The battle scars 
And worn out beds

Gentle now 
A tender breeze 
Blows
Whispers through 
The Gran Torino
Whistling another 
Tired song
Engines humm 
And better dreams 
Grow
Heart locked 
In a Gran Torino
It beats
A lonely rhythm 
All night long
It beats 
A lonely rhythm 
All night long
It beats 
A lonely rhythm 
All night long

mercoledì 4 febbraio 2009

IL CORPO VIOLATO



Eluana è morta! Viva Eluana! No, Eluana non è libera: ella è violata!

L'accanimento della pubblica opinione ufficiale, quella degli strilloni dei giornali, su questo corpo distrutto, angariato, agitato come una bandiera ideologica da opposte fazioni, per fini tutt'altro che morali, mi disgusta, anzi mi fa schifo! Sento di una famiglia assediata nel dramma della propria solitudine da orde di barbari, con la tunica e non, che incuranti della sofferenza, del dolore, del diritto della dignità della morte, si aggirano come avvoltoi, con il fine di portare su di sé la luce dei riflettori.

Ho sempre pensato che nella vita di una persona ci sono questione privatissime, in cui il giudizio degli altri non ha e non può avere cittadinanza: tra queste questioni centrale è quella della morte. Ebbene nessuno deve permettersi di impormi come morire o non morire: si impiega una vita intera per cercare di prepararsi alla morte (forse), quella della morte è una terra in cui non esiste moltitudine o gruppo, si è soli. Si è soli nel momento forse più importante dell'esistenza e, una legislazione, ispirata da principi di rispetto dell'essere umano, deve, di fronte a questo evento centrale, comportarsi come uno spettatore che, per giusto pudore, decide di disertare lo spettacolo, troppo grande per le sue facoltà di comprensione, e quindi esce dal teatro e si chiude il portone alle spalle. Perché dentro si compie il mistero più grande, insieme con la generazione, che è il disfacimento della vita, ovvero la vita che non si fa più, che non è più.

Siamo in uno stato di rovescio, non di diritto. Il trasferimento del corpo da una clinica ad un'altra ci viene sbraitato come in una telecronaca o in un divertissement di pacchi aperti e chiusi; poi una canea di voci, tra chi, fanatico, dichiara che quel corpo-oggetto va mantenuto nella teca ad ogni costo, ad uso dell'ideologia idolatra dei preti, che si accaniscono su di esso per dimostrare quello che non riescono più a dimostrare, avendo perso la capacità di guida ormai da tanto, troppo tempo: il magistero etico e spirituale della chiesa. Poi ci sono i laici – ai quali la mia posizione si avvicina – che si lasciano trascinare nel campo della disputa in un momento in cui il rispetto per il dolore altrui dovrebbe solo ispirare il silenzio. Gli uni minacciano di ricorrere, di boicottare, di intervenire; gli altri promettono di respingere, di ergere le barricate a difesa delle leggi e delle sentenze (giustamente). Ma chi spiegherà che in mezzo a tutto questo viene violato il diritto più importante di una persona: quello a morire con dignità, con un padre che ti piange, lontano e al riparo da sguardi indiscreti, nel silenzio? Il silenzio, il solo luogo in cui il rito della morte può compiersi.

Trovo grande dignità nel diniego di Englaro a non fare dichiarazioni, a non prestarsi a nessun gioco, a compiere il cammino con la figlia fino in fondo. E trovo squallida l'intromissione di un ministro, che prima minaccia ritorsioni sulla clinica che si offre per accogliere il compimento della volontà del padre e della figlia, poi, messo di fronte all'obbligo di rispettare la sentenza della Corte di Cassazione, anzi iscritto nel registro degli indagati per violenza privata, afferma che il governo sta valutando la situazione anche dal punto di vista formale. Sacconi, cortigiano della curia, ma davvero la benevolenza delle scimmie porporate vale la defecazione dell'ultimo briciolo di dignità che ti era ancora rimasto?

Ed è possibile che la chiesa, quando le fa comodo, invoca il rispetto della supposta natura delle cose (vedi tutte le discussioni intavolate sulla negazione del riconoscimento dei diritti degli omosessuali), mentre qui, per una questione di principio, e crudele per giunta, si è permesso, ed anzi imposto, lo strazio di tutte le tecniche di funzionamento artificiale per mantenere in una condizione in-naturale, di supposta vita, un corpo che ormai vivo non era più? Per cosa poi? Per esaltare la dedizione di quattro degenerate di suore schiave del fanatismo più bieco? Per aumentare l'autorevolezza di quattro vescovi e cardinali accecati dalla loro rapacità? Per celebrare il sacrificio delle lacrime di coccodrillo mediatiche in seconda serata nello scannatoio del vampiro Vespa? Contro ogni forma di decenza umana, si decide di calpestare una donna, di negarle la sepoltura, per cosa poi? Per il magistero della chiesa! Ma quando impareremo a chiamare le cose con il loro vero nome? Quando impareremo a riconoscere la prostituzione e la pornografia, laddove esse veramente si incancreniscono?

No, Eluana in uno stato teocratico non può morire e non può vivere! Semplicemente non è! Povera Eluana!

mercoledì 14 gennaio 2009

Sono solo un gigolò!

Può l'alienazione di un grande musicista condizionare la sua musica ? Già, alienazione, perchè Monk si comportava e viveva come se non gli importasse nulla del mondo circostante, o comunque confinava nel più piccolo perimetro possibile gli scambi che aveva con l'esterno. Questo è quello che racconta una certa agiografia sensazionalistica su Monk: eppure basta guardare questo video, e socchiudere ad un tratto gli occhi per provare la sensazione avvolgente di un fiore dal profumo finissimo che ti avvolge! E' poesia, è vita ridotta alle impressioni più semplici, quasi una silhouette. Monk da solo valeva un'orchestra, per la sua capacità di ficcare tra i tasti del pianoforte tutta una formazione! Un quartet, un quintet, era tutto nella sua mente. Quando vedo ed ascolto Monk suonare solo, m'illumino: una sorgente di note nella sua mente che zampilla nelle mie orecchie. Ed allora dov'è l'isolamento?

Prima di chiudere però voglio essere eretico, o forse no! Ecco un accostamento sullo stesso tema, molto più leggero questa volta. I Village People, che a ritmo dance e con un'esibizione sicuramente molto più originale di tanti video confezionati oggi, si cimentano con questo standard. Chi ha detto che in discoteca bisogna mettere solo YMCA ? Notare il baffone, il pellerossa, il cowboy. Se fossi un produttore musicale, con un gruppo del genere farei i miliardi!

Ho studiato: "Just a Gigolò" è un adattamento, fatto nel 1929 da Irving Caesar, di un motivo austriaco, "Schöner Gigolo" composto un anno prima. La situazione del testo originale è quella di un ussaro, dopo la I Guerra Mondiale, che si lamenta della decadenza della società austriaca, mettendo a paragone il tempo di quando sfilava con la sua uniforme scintillante con il presente che lo vede costretto, per sbarcare il lunario, a fare il "ballerino" a pagamento!
Allora i Village People vanno bene per questa canzone!

giovedì 8 gennaio 2009

GLI OCCHIALI


Io sono fuoco, per me si consuma la tua vita. Guardo nei tuoi occhi alla ricerca di un fondo di verità: trovo solo cenere! La tempesta è già passata, abbattendosi sulle nostre fragili certezze. I capelli sono caduti e mentre dirigo la mano sul grilletto della pistola, m'accorgo che io non sono esistito. Io sono niente e non si può uccidere il nulla. Ecco la condanna!”

Questo è tutto quello che leggo sul foglio spiegazzato, disteso sul comodino. Non c'è altro nella stanza, non ho trovato niente sottosopra. Sono stato assunto dalla signora Cicogna per ritrovare il figlio, Vladimiro, del quale non ci sono più tracce da ormai due anni. Un periodo trascorso in Danimarca, sotto un discreto anonimato; il successivo ritorno in Italia, a Roma, una breve parentesi in casa della madre. Poi più nulla.

Ho speso le mie migliori energie in questo caso, fatto centinaia di domande in giro: nessuno sa nulla. E' come se Vladimiro Cicogna non fosse mai esistito.

Mi avvicino al balcone della stanza; la casa dà sul mare e, a poca distanza, si vede la spiaggia deserta, con piccole ondate che lambiscono il bagnasciuga. Possibile che una persona, un essere concreto con dimensioni non trascurabili, anche di gradevole aspetto, a giudicare dalle poche fotografie in mio possesso, possa scomparire così?

Non so più dove sbattere la testa! Una voce nasale e sgraziata alla radio annuncia che il governo ha decretato il coprifuoco nella capitale: le pattuglie in giro per le strade stanno compiendo arresti in massa tra gli studenti e nelle fabbriche. Le carceri sono piene. La stessa voce sgraziata – la radio non è ben sintonizzata – prosegue con le rassicurazioni del governo che la situazione sarebbe presto tornata sotto controllo, e che i facinorosi sarebbero stati arrestati tutti. Rimango fermo sul balcone a guardare il mare, e a pensare a come qualunque cosa possa scomparire nel mare. Assaporo lentamente la sigaretta che sto fumando. Non ho voglia di ritornare nel mio ufficio, anche se dovrei decidermi presto, se non voglio incorrere nel rischio di violare il coprifuoco. E poi la vista del mare cancella ogni pensiero dalla mia mente.

Decido di trascorrere qui la notte: in fondo il letto c'è, non ho bisogno di altro.

Dopo un paio d'ore sono disteso sul letto, domandandomi la ragione di questo insuccesso professionale. Non che non ce ne siano stati altri prima, ma questo mi lascia un senso di inquietudine, per un motivo che non riesco a spiegarmi.

Prima di addormentarmi mi volto verso il lume sul comodino e mi accorgo di un particolare che, stranamente, prima non avevo notato: un paio di occhiali. Vladimiro Cicogna non portava occhiali!