giovedì 30 luglio 2009

L'INVASIONE - 2

Il sole è alto nel cielo: la meridiana che sovrasta il ponte levatoio del castello di Erns segna l'ora sesta. La mia mente angosciata viene, per un momento, catturata dal vocio salmodiante della funzione, nel vicino battistero.
"Questa è una giornata funesta per noi tutti, per il nostro regno!". La voce del visconte rimbomba nella sala del giudizio, dove il signore di Erns amministra la funzione di giustizia. Nell'ombra gli occhi piccoli e impauriti del vescovo fissano la mia barba bianca.
"Il Signore ci sta mettendo alla prova, Difensore: ci sta chiedendo di testimoniare la nostra fede! Il tempo scorre veloce ed una decisione si impone: è giunta l'ora di dimostrare che i nostri cuori sono meritevoli della Sua protezione!", tuona il visconte. Poi aggiunge: "Difensore, quanto grande è il numero degli empi che ci attaccano?". "Sire", rispondo, "ho contato almeno venti navi allo sbarco. Dalla prima sono scesi cinquanta uomini, poi non li ho contati più, chè tutti insieme mi sono sembrati discendere nel mare. Non esagero se dico che la furia di mille uomini avanza verso di noi." La fronte del visconte si copre di una nera ombra ed il silenzio si mescola al buio della sala. Le candele ardono di una luce debole e soffocata, i miei occhi fanno sempre più fatica a distinguere le forme e sia il visconte che il vescovo sembrano nascondersi. All'improvviso, ecco i comandi: "Difensore, le mura di cinta di questo castello ed i bastioni sono bastantemente massicci: il conte mio padre, che li fece costruire, ha fiaccato gli assedi più ostinati con la tenace resistenza delle truppe asserragliate all'interno. Dobbiamo far entrare nel castello tutti gli uomini di Erns!".
Davanti ai miei occhi vedo le prime scene delle orde nemiche che prendono di mira le torri con le catapulte, mentre drappelli di fanti, che si affrettano per i corridoi sulle mura, rovesciano colate di olio bollente sui più arditi che giù cercano di aprirsi dei varchi nel massiccio portone, con la forza di sfondamento degli arieti. Grida di uomini possenti, con la pelle dei volti che si scioglie e i capelli delle lunghe chiome che si staccano insieme con gli occhi. Sul campo di battaglia, non giacciono uomini uccisi dalle armi ma cumuli di carne bruciata, dai quali si sprigiona un tanfo insopportabile. Tutt'intorno al castello sorgono le capanne dei contadini servi, che non hanno armi, e infatti essi non combattono le guerre del visconte ma lavorano le terre dei suoi possedimenti. In quelle capanne ci sono anche donne, bambini, vecchi, servi anche loro. Non c'è posto per tutti all'interno della fortezza. "Sire, come farai a mettere al riparo tutta la tua gente? Le tue mura non possono accogliere tutti i tuoi sudditi! Una grande moltitudine sarà indifesa di fronte al nemico !". Il visconte rimane nell'ombra, uno sguardo terribile mi brucia il volto: "Difensore! Noi non conosciamo la volontà di Dio, nè ci sono rivelati i misteriosi e meravigliosi cammini della Sua infinita provvidenza! Solo sappiamo questo: che ogni Sua disposizione è al sommo bene; e che anche quando sembra farci ricadere nelle insidie del male, è al bene finale che farà pervenire il lungo peregrinare dei Suoi figli. Sappiamo anche che noi non dobbiamo abbandonare al maligno i simboli che Egli ci ha tramandato, come sigilli del Suo retaggio: essi sono i segni della Sua esistenza, i simulacri della nostra missione: il nostro istituto di Monarchia – alla quale noi dobbiamo essere fedeli, per l'alto giuramento che ci lega al nostro sovrano Arnulfo – e la Chiesa. Ogni respiro nel nostro petto ed ogni battito nel nostro cuore deve essere consumato con questo alto fine: conservare il potere temporale e quello spirituale. Con queste due semplici ma potenti pietre possiamo costruire la città di Dio, dove gli uomini meritano di vivere. Se invece le perdiamo, per gli uomini è la fine, siamo condannati a vivere come bestie. I servi sono salvi perché così vuole la volontà di Dio, che proteggerà sotto il suo invincibile scudo le più degne tra le Sue creature. Solo i malvagi periranno, i migliori si salveranno! Noi non possiamo dubitare di questo insegnamento, a meno di non condannarci a bruciare nel fuoco eterno. Per questo ti diciamo: sii fedele ai nostri comandi e fa che questa fortezza sia invincibile come il più potente baluardo dell'Altissimo!”. Questo discorso non ammette risposta. Stringo Brandimarte, la mia spada consacrata.

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