sabato 23 agosto 2008

UNO STANDARD INATTESO

Mi sono imbattuto, pochi mesi fa, in un album di Miles Davis, che mi ha stupito per vari motivi. Pensavo di essere un discreto conoscitore di Miles, o almeno della sua opera maggiore; ed ecco che mi trovo di fronte ad un lavoro che mi dà delle conferme ma anche elementi di novità. L'album è "Someday My Prince Will Come", del 61, un'opera minore secondo la critica ufficiale. L'ultima collaborazione di Coltrane, prima che scoprisse la sua vera strada e ... diventasse Coltrane, appunto! Beh, all'ascolto della prima traccia, l'intro al piano di Winton Kelly già mi ripaga del costo del biglietto. Non c'è niente di nuovo sotto il cielo, ci ritrovo Miles, quella sua sonorità fascinosa ed aristocratica, il lirismo della tromba distillato in note che sostengono su un filo sottile, con l'ausilio di una pratica musicale ancestrale, la magia di un sogno.

Beh, su Miles mi vengono in mente tante immagini.

Ieri, mi ritrovo in pizzeria a parlare di jazz con un amico, vero esperto della materia, che  mi dice: "Guarda che quella è la canzone di Biancaneve, che è diventata uno standard jazz!".

Non lo sapevo! Questi jazzisti sono incredibili. In effetti ci rifletto e tutto torna.

Allora, incuriosito, faccio una ricerca su Wikipedia e YouTube e trovo un pò di materiale per un pò di spunti di riflessione. Il fatto che sia stato colto di sorpresa dimostra quanto sia scarsa la mia conoscenza del mondo disneyano: si può sempre rimediare!


Intanto, ecco la sequenza dal cartone animato, con la canzone. Bella, non c'è che dire.



Il primo musicista a cimentarsi con il riadattamento, secondo il canone jazzistico, del brano fu Dave Brubeck, nel 57. Il suo estro snobistico lo faceva essere il musicista giusto per tentare l'operazione. In capo a breve, la canzone, che è un valzer, diventa uno standard jazz, con pezzi da novanta che si cimentano con le loro personali interpretazioni.


Di Miles, ho parlato. Un'altra cosa da sottolineare è l'assolo di Coltrane. Nonostante sulla tile track figurino sei musicisti, Coltrane figura quasi come guest ed il lavoro principale del sax tenore nella registrazione lo fa Hank Mobley.



Un altro grande che si è misurato con questo standard è Bill Evans, il più grande pianista jazz, secondo me. Il poeta delle pause, delle misure sublimi. Nel video seguente, in trio con Chuck Israel al basso e Larry Bunker alla batteria. Non aggiungo altro.


1 commento:

David ha detto...

Grazie Onofrio...un post molto interessante. Voglio proprio ascoltare l'album di cui parli, sia da appassionato di Miles Davis che di Coltrane.
A presto.
David