lunedì 4 agosto 2008

AGOTA K.



CAPITANO (il proiettore acceso illumina una foto sullo schermo): Sergente, questo individuo è il principale sospettato per il caso H.
SERGENTE: Così sembra, stando agli indizi ed alle testimonianze raccolte fino ad ora. Donna, razza bianca, di mezza età, forse sulla quarantina. Di lei conosciamo il nome e nulla più: Agota Kristof.
CAPITANO: Dobbiamo saperne di più. Forse quello non è nemmeno il suo vero nome. Mi risulta - voce riferita dal tenente Kowalski – che il suo vero nome potrebbe essere Kristova. C'era una ballerina slovacca con questo nome.
SERGENTE: Beh, il soggetto nella foto non sembra proprio una ballerina.
CAPITANO: Potrebbe esserlo stata qualche anno fa.
SERGENTE: Potrebbe ... ma mi sembra improbabile che si tratti della stessa persona. C'era una terrorista con quelle sembianze, si chiamava Kinski.
CAPITANO: Sì, ma di quella si sono perse le tracce ... fatta fuori forse da Aguirre, in Honduras. Si narrano molteplici atti di follia di Aguirre. Ce ne occuperemo a tempo debito.
SERGENTE: Ho sentito che Minkowski, aveva una sorella dalle frequentazioni non limpide.
CAPITANO: Non credo sia lei. Comunque Minkowski non ci sarebbe di nessun aiuto dopo il forte esaurimento in cui lo hanno sprofondato le sue cogitazioni matematiche
SERGENTE: Che mi dice della Lewinski ? Il soggetto nella foto non ricorda proprio le sue fattezze, ma potrebbe essere cambiata ...
CAPITANO: Beh, quella non si è più rialzata dopo quel fatto ...
SERGENTE: Già
CAPITANO: Già
SERGENTE: Qualche possibilità che sia la Romanoff ?
CAPITANO: Sono 30 anni che la Romanoff non lascia tracce. Anche l'età non coincide. Per quanto anziana, la donna in figura non mi sembra la Romanoff.
SERGENTE: Eppure ... più la guardo e più mi vien dato di pensare alla Kessler ...
CAPITANO: Ma non erano due ... e gemelle in aggiunta ?
SERGENTE: E' vero!!! Mi scusi, confondevo con Magda Szabò
CAPITANO: Sergente, quella ha più di ottant'anni, mi sembra che ora stia esagerando!
SERGENTE: Mmm ...
CAPITANO: Dica
SERGENTE: Ci sono ... la Bezuchova! E' lei, ne sono sicuro.
CAPITANO: Per me assomiglia di più alla Ceckova.
SERGENTE: Trova ?
CAPITANO: Per parte di madre, sì, sicuro.
SERGENTE: La madre era la Pavlowskaja ... l'ultima volta fu vista a Novomoskowvsk.
CAPITANO: E' sicuro che non si trattasse della prospettiva Nevskij ?
SERGENTE: No, perchè non vi incontrai per caso Igor Stravinsky. Capitano, qui la vicenda diventa davvero inestricabile. Un indizio, un indizio ...
CAPITANO: Il mio regno per un indizio ...
SERGENTE: Diceva ?
CAPITANO: Citazionismo, sergente. Ero assorto in elucubrazioni.
SERGENTE: Potremmo ricavare un indizio da Lebowski.
CAPITANO: Sergente, quello è alle prese con i nichilisti, ha bel altro da fare che darci risposte disinteressate.
SERGENTE: Trovato ... potremmo spremere la nipote di Kandinskij.
CAPITANO: Non credo ci sarebbe di alcun aiuto. E poi non si sono viste macchie d'olio in giro, ultimamente.
SERGENTE: Incomincio a non capirci più nulla ... ma siamo sicuri che sia una donna. Forse si tratta di un uomo che si è travestito per confonderci le idee.
CAPITANO: Tutto può essere. Se così fosse saremmo nell'oscurità più assoluta!
SERGENTE: ... mmm ...
CAPITANO:
SERGENTE: Forse ci sono. Agota Kristof potrebbe essere un errore. Secondo me si tratta di Agatha Christie. Pensi bene ... Agota Kristof ... Agatha Christie. Potrebbe essersi verificato un errore nei nostri sistemi informativi. Ricorda che la settimana scorsa diversi nomi erano stati alterati a caso ?
CAPITANO: Sergente, questa volta non riesco a contraddirla. Forse ha visto giusto.
SERGENTE: Allora capitano, che pensa ? Può essere questa la pista giusta ?
CAPITANO: Già ... può essere.
SERGENTE: Cosa ne pensa allora di Agatha Christie ?
CAPITANO: Non me la ricordo ...

Sipario


OL

1 commento:

fedemaz ha detto...

Lo strano caso del signor L.


Qualcuno doveva aver calunniato il signor L., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato.
“Ci deve essere un errore” – provò ad articolare il signor L., con la voce impastata per la paura, la sorpresa e la memoria viscerale dei sette cuba libre che avevano innaffiato la notte di baldoria appena trascorsa.
“Nessun errore, signore. Siamo spiacenti.” – risposero in coro i due uomini che lo sovrastavano – lui fragile nel suo pigiama di flanella a righe blu e marroni – con sguardi e vestiti di ghiaccio.
“Ma vi assicuro” – provò ad insistere il signor L. – “io non ho fatto niente. Di cosa sarei accusato?” – poi, raggiunto dall’improvviso scrupolo suscitato da un’immagine che era riuscita a rompere la barriera dell’oblio alcolico -“non sarà stata, nevvero, una ragazza bionda…alta più o meno un metro e novanta…sui…non so…diciannove anni? Perché vi assicuro, l’ho incontrata solo ieri e lo sfregamento è stato fugace e involontario, tra un piroettare e l’altro…”
“Ma no, ma no. Cosa c’entra la ragazza? E non aggiunga altro, faccia il piacere, che rischia di compromettersi da solo!”
Non sapendo se essere sollevato o oppresso dalla comunicazione, il signor L. fece appello a tutte le risorse di rapida ricostruzione della sua identità. “E per dindirindina, non mi sarò mica laureato per niente! In fondo sono un manager di una multinazionale! Ho persone e persone sotto di me! Sono partito dal natio borgo selvaggio e ho conquistato l’aspro nord razzista e classista! Mica roba da niente!” Questo gli bastò. Si costruì una faccia da poker e disse: “Bene, signori. Sono a vostra disposizione. Siamo in un paese civile e io ritengo di avere tutte le possibilità per dimostrare la mia innocenza. Immagino, a questo punto, di dover chiamare i miei avvocati.”
I due risero, risero fin quasi alle lacrime. “I suoi avvocati! Ma cosa dice mai? Gli avvocati, hai sentito? Un paese civile! Ah ah! Un paese civile!!! Non se ne sentiva una così buona dal ’76!”
La faccia da poker del signor L. virò rapidamente ad esprimere l’equivalente di una coppia di dieci.
“Cosa ho detto di così divertente?”
“Ma signore” – rispose condiscendente come un fratello maggiore il più alto dei due - “lei si sta irrigidendo indebitamente! Il suo arresto prevede solo alcuni cambiamenti di vita. Piccole cose. E vedrà, le faranno anche bene! Chi diceva che bisogna cambiare lavoro ogni sei mesi? Bè, lasciamo perdere, che temo fosse un comunista… In ogni caso… Piccole cose, dicevo. Lei in fin dei conti non lavora con l’etere? Ed ora dovrà lavorare con l’acqua. Giusto un cambio di elemento. E noi sappiamo che lei è affezionato all’acqua, no? Il mare…”
“Bè, sì, sì, certo… sono nato al mare” – commentò il signor L., come improvvisamente raggiunto da un odore di orecchiette con le cime di rapa.
“E appunto! Vede? Si tranquillizzi.” – intervenne la guardia più bassa.
E incredibilmente si stava tranquillizzando, il signor L. Pensava: “chissà, magari un cambiamento mi farà bene davvero. Certo questa nebbia non esalta il mio colorito naturale. E poi il mare… il mare… dolci ricordi… le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque…” – e già si era illanguidito fino alle lacrime, perché in fondo il signor L., sotto la scorza del manager inflessibile, era uomo di sentimento. “E ditemi, signori, allora… In cosa consisterebbe questo cambiamento? Questa condanna?” – chiese con lieve trepidazione.
“Da questo momento lei è sotto le dirette dipendenze del conte. Ha mai sentito parlare del conte, immagino?” – chiese il lungo.
“Il co..conte?” – balbettò senza volerlo il signor L. “Temo di non aver il piacere… O forse è l’ora presta…”
“Bè, il conte, il conte! Comunque… Avrà modo di parlarci. Anzi, lei ha una precisa convocazione. Dovrà andarlo a trovare. Presentarsi. Il conte si aspetta grandi cose da lei. E infatti le ha già affidato un compito di grande rilevanza. Per dimostrarle quanta fiducia le ha già accordato. Si renderà conto personalmente della magnanimità di questo grande uomo.”
“E… Dove alloggia il signor conte? Sapete, per andarlo a trovare…” – chiese intimidito il signor L.
“Prima veniva chiamato il castello. Un nome pittoresco. Ma il conte ha voluto rinnovare. Per dare l’idea dello sviluppo e della partecipazione. Ora si chiama la casa delle libertà.”
“Che bel nome! Dev’essere un uomo di ampie prospettive il signor conte…” – riconobbe il signor L.
“Lo è, lo è” – si commosse il corto.
“E dunque? La mia condanna? Il mio compito? Il mare?...” – chiese speranzoso il signor L., senza più ombra di paura.
“Il mare? Ah, certo!” – risposero in coro i due, riprendendo velocemente la rigida maschera della missione: “Dovrà misurarlo.”