domenica 5 dicembre 2010

La dolce morte




Tutto ciò che è fatto di ingranaggi, di ruote, di giunti cardanici, di alberi di trasmissione, di differenziali, tutte le costruzioni meccaniche che trasformano l'energia dei nostri pensieri in movimento, sono esseri animati, sensibili, degni di ogni riguardo e dunque meritevoli di rispetto anche nel momento più alto di un'esistenza: la morte.

* * *

Scena di dialogo attorno al destino di una vecchia automobile in procinto di spirare.


- ... così le chiedo di porre ogni cautela nell'accompagnare la vecchia Trudy all'ultima ora. Voglio che abbia ogni attenzione, lei mi è stata una fedele servitrice, mi ha sempre portato dove volevo, non mi ha mai dato problemi, anche nelle condizioni più avverse del cielo e della strada. Per questo voglio che muoia senza soffrire, senza ammaccature, sfondamenti, rumori molesti. Voglio che si spenga cullata dalle sensazioni più piacevoli. Voglio - e qui la sua voce si faceva d'un tratto rotta dai singhiozzi - che non pensi che io l'ho abbandonata, voglio che si senta circondata da tutto il bene che le ho voluto. - A parlare era una vecchia signora, sulla sessantina, avvolta in un collo di pelliccia di castoro, dal pelo logoro e con molte macchie. Era bionda in modo smaccatamente vistoso, forse portava una parrucca, le braccia nude esibivano grinze impietose, intervallate da qualche livido, gli occhi erano quasi sepolti da chiazze di mascara plumbeo, distribuito con ditate malferme ed imprecise, lo stesso mestiere era stato fatto con il rossetto che le disegnava un'altra bocca, del tutto diversa da quella sua propria. Di fronte a lei c'era, in canottiera, unto come una fetta di pane imburrato, Kowiecz, detto il Mostro, perchè di lui si diceva che molti anni fa avesse una mole imponente e che le sue braccia fossero talmente forti da sollevare una vettura di media cilindrata. Questo nonostante che davanti alla vecchia ci fosse ora un ometto alto appena un metro e venti, magro tanto da sembrare denutrito; ma nessuno si chiedeva come avesse fatto il Mostro a rimpicciolirsi con gli anni, era del tutto normale che lui fosse considerato il Mostro.
Kowiecz era l'addetto alle demolizioni della ditta Rooster, il cui giro di affari andava dalla fabbricazione dei reggiseni, al latte in polvere per neonati, alla demolizione delle auto. Nessuno usava la parola demolizione, nella società delle Macchine Viventi si preferiva parlare di "terminazione".
- Vuole il trattamento deluxe, - rispose Kowiecz - oppure il trattamento distinguished ? Sono le procedure migliori che abbiamo. Con il deluxe la sua auto avrà un trattamento extra-lusso a base di cere e lucidature con sostanze naturali, poi ci sono i flussi profumati mentre la vettura viene posizionata sui rulli, all'interno della galleria del vento. Dico: mentre simuliamo le alte velocità, la macchina è investita di delicati soffi di aria profumata all'essenza che lei sceglierà nel catalogo. Poi nella camera ambientale andiamo a riprodurre le piogge sotto forma di delicate docce emozionali. Al posto di goccioline di acqua, lei signora può scegliere di avere una nebbiolina di essenze miste, che accarezzano il metallo della carrozzeria, come in un massaggio terapeutico. -
Mentre spiegava questi dettagli con un foglio sgualcito ed unto, il catalogo, nella mano sinistra, sul quale puntava di tanto in tanto una matita, che teneva riposta come una freccia in un ciuffo di peli lunghissimi sotto l'ascella dello stesso braccio, e con la mano destra si ripassava un pettine annerito tra i radi capelli sui quali rispargeva in varie direzioni una gelatina giallastra, il Mostro Kowiecz lanciava occhiate indagatrici alla direzione di una macchina che sostava poco lontano. Dal finestrino del guidatore si sporgeva, di tanto in tanto, un volto giallo. Sembrava quello di un giovane, ma l'età era difficile da indovinare. Suonava il clacson e chiamava la vecchia: - Dai, Susie, falla finita! Tu e le tue fissazioni! I ragazzi ci aspettano al biliardo. Sbrigati! - Di quella faccia si vedevano un paio di occhiali da sole, con le lenti di color metallo, e due grossi denti incisivi, gialli, quando apriva la bocca per parlare. Sembrava un roditore, seduto al volante di una berlina.
La vecchia, incurante dei richiami, continuava: - Sa, noi non siamo ricchi, io ed il mio ragazzo laggiù, ma io ho bisogno di sapere che la mia Trudy abbia una fine con tutti i riguardi, - diceva, mentre due lacrime, una per occhio, scivolavano giù, sciogliendo parte del trucco attorno agli occhi e lasciando due scie vistose.
- Se non può spendere molto, - fece il Mostro - ... sa tutti questi particolari, quelli del trattamento deluxe, costano, però poi la gente rimane soddisfatta ... allora possiamo fare una via di mezzo tra i due trattamenti. Il deluxe viene 3000 scudi, il distinguished 2000 ... se mi dà 2300 scudi, posso lasciare le lucidature con le creme essenziali, ma le docce emozionali sono al naturale, con goccioline di acqua e i flussi nella galleria del vento sono di aria pura, senza profumi. Però l'aria la portiamo ad una temperatura che fa molto bene al metallo della carrozzeria. In compenso, posso farle una trattamento di riguardo, - Kowiecz chiuse gli occhi a questo punto - le faccio lasciare il trattamento musicale nella fase finale. Però non lo dica in giro... -
La vecchia lo fissò con un mezzo sorriso inespressivo: - Io la ringrazio per questo, - disse - ma tutto quello che sono riuscita a mettere insieme con il mio ragazzo ... sono questi! - ed allungò un fascio di banconote all'uomo. Erano 1500 scudi. Kowiecz contò quel denaro una prima volta, poi una seconda, con dispetto, strofinando le banconote, come a voler cercare di trovarne di nascoste o semplicemente appiccicate. Non ne trovò: erano proprio 1500 scudi! A questo punto chiuse gli occhi, come se stesse immergendosi in chissà quale complicato pensiero. Il gozzo si gonfiò e il labbro inferiore si sporse esageratamente in avanti, a significare quanto fosse assorto. Sembrava un grosso rospo, quella metamorfosi era davvero incredibile, era davvero un Mostro. I raggi del sole proiettavano un'ombra sul muro che, a seguito di quella trasformazione, sembrava quasi essersi raddoppiata in grandezza.
- Allora, brutta stronza di una vecchia, ti decidi ? - fu gridato dalla vettura che aspettava. - Cosa vuole quel coglione ? Stiamo qui facendo tardi, ci aspettano al biliardo, se non ti sbrighi il capo ti romperà il culo e nemmeno le marchette ti farà fare stasera! Devo uscire io ? - Il roditore aveva perso la pazienza e, a quelle parole, l'ombra del Mostro ritornò normale, si sgonfiò. Aprì gli occhi, inghiottì il labbro inferiore e disse: - Vedrò cosa posso fare! Ora lasci le chiavi inserite. La settimana prossima è pronto il file. - Stava per girare le spalle ed entrare nel capannone principale della Rooster, quando una mano raggrinzita si stampò sulla canottiera per trattenerlo: - Io la ringrazio, caro, - disse la vecchia - sono sicura che il suo sentimento di pietà accompagnerà la mia Trudy dolcemente all'ultimo istante, senza farla soffrire! Io la ringrazio ... la ringrazierò ... mi premurerò io stessa di sdebitarmi, troveremo sicuramente il mezzo! - e accompagnò queste parole con uno sguardo di lasciva complicità, mentre si accarezzava un seno raggrinzito.
Il Mostro sorrise con un mugugno sordo, infilò la matita nel ciuffo sotto l'ascella e rientrò. Subito dopo, con una sgommata il roditore e la vecchia si allontanarono.
La macchina, l'automobile Trudy, rimase sul piazzale davanti alla Rooster. Non era rimasto più nessuno lì, stava facendo sera ed era rimasto vuoto. Poi fu notte e la brina calò sul metallo della carrozzeria. Il mattino dopo le prime luci la trovarono lì ferma, rassegnata, in attesa.
Venne il suo turno e gli operai la spinsero dentro. Innanzitutto fu pulita ben bene all'interno, furono raccolte tutte le cicche spente, le cartacce, i peli, le zolle di terra, qualche foglia rinsecchita. Fu tolto persino un vassoio da colazione rimasto sul sedile posteriore, forse per molto tempo, a giudicare dalla polvere che lo ricopriva. Gli addetti alla ripulitura aspirarono tutta la polvere che si era depositata e la lavarono, dentro e fuori, con uno shampoo che lasciava un cumulo di piccole bolle, quando veniva passato con gli strofinacci di pelle di daino. Questo era giusto il preliminare, nel senso che, se prima non fosse stata pulita per bene, l'auto non sarebbe potuta essere presa in consegna dagli specialisti di secondo livello, quelli che venivano chiamati "i sensitivi" o della "zona sensibile", perchè qui incominciava il vero e proprio percorso verso la terminazione o dolce morte.
I sensitivi indossavano tute azzurre e erano selezionati con criteri molto rigidi. Essi si rassomigliavano tutti, avevano la stessa statura, lo stesso colore dei capelli e degli occhi e dovevano essere il più possibile simili allo stereotipo del primo sensitivo, il leggendario Jonas Rooster, che più di un secolo fa, all'avvento della società delle Macchine Viventi, aveva messo in piedi questa attività, che più che un servizio di business era un servizio sentimentale. Chiunque avesse un'automobile che si avviava al termine del suo ciclo di vita, si rivolgeva alla Rooster o ad azienda analoga. Tutti avevano l'obbligo, e c'erano delle leggi in tal senso pure, di terminare le loro vecchie auto, nel completo ossequio della meccanica. Questo garantiva che l'armonia complessiva all'interno della Grande Macchina Superiore fosse conservata od alterata il meno possibile. Era infatti un dato di fatto che, per ogni autovettura portata alla dolce terminazione, si creasse, quasi specularmente, da qualche altra parte della Grande Macchina Superiore un nuovo organismo meccanico, perfettamente regolato e funzionante. E gli uomini, che poi erano gli abitanti della Macchina, ne beneficiavano.
Quando l'automobile veniva presa in consegna dai sensitivi e quindi entrava nella fase della terminazione, ogni accadimento era ripreso da telecamere, piccole o grandi, sistemate lungo il percorso. Perchè si arrivasse al momento culminante, l'automobile doveva essere preparata. Dopo la prima pulizia, necessaria perchè fosse introdotta nella zona sensibile, seguiva un'accurata visita del cofano motore e un test di tutte le funzionalità della centralina. Perchè la terminazione avvenisse, tutto doveva essere riportato nel pieno delle funzioni, e quindi venivano sostituite lampadine, candele, guarnizioni, pistoni, pneumatici, molle, ingranaggi, liquidi, lubrificanti o di altro genere. Tutto doveva essere di prima qualità e della stessa marca del pezzo sostituito. Insomma la vettura veniva rimessa a nuovo prima del fine vita. Tutto ciò era necessario affinchè nell'ultima ora prima della fine, con la macchina sistemata sui rulli ed il motore spinto al massimo, il suo rombo fosse il più chiaro e puro ed alto possibile, mentre tutta la carrozzeria era scossa da un'energica ondata di vibrazioni di velocità che riempivano la camera di terminazione di tonalità metalliche.
La carrozzeria veniva rilavorata e passata a lucido, ripianate le eventuali ammaccature e graffiature e lucidata con creme a base di unguenti animali ed olii vegetali. Poi, in una successiva fase di micro-tempratura, che era quasi un massaggiamento, la vettura era investita da docce emozionali, con i getti diretti dolcemente dappertutto e di temperatura variabile ed alternata tra il caldo ed il freddo. I passaggi erano graduali e piacevoli. La tariffa concordata per Trudy prevedeva docce emozionali di pura acqua, ma con un supplemento era possibile avere un servizio a base di essenze profumate.
Dopo si procedeva con l'asciugatura a mano, dopodichè la macchina era portata nella camera sensibile, montata all'interno di una galleria del vento. Qui si svolgeva l'atto finale, il climax. L'auto veniva posizionata sui rulli ed un Rooster sensitivo si sedeva al suo interno, avviava il motore, accendeva i fari e incominciava a premere progressivamente sull'acceleratore, fino a raggiungere la velocità massima. All'esterno flussi di aria - non misti ad essenze profumate perchè per Trudy non era stato acquistato il trattamento deluxe - investivano la vettura, mentre su schermi cinemascope posizionati tutt'intorno venivano mandate immagini di automobili che correvano su strada. L'effetto complessivo era quello di una migrazione di massa lungo una grande via terrestre, quasi un branco di organismi meccanici che si muovevano in libertà. Il cielo poteva essere, a scelta, quello di un giorno di pieno sole, ma era anche molto richiesto quello notturno, punteggiato di stelle. Ma non era ancora tutto. Il rombo del motore, crescente fino all'apice, si mescolava con la riproduzione potente della Cavalcata delle Valchirie di Wagner, che era emessa da altoparlanti disposti a semicerchio attorno all'automobile. L'effetto complessivo della mescolanza del rombo del motore e della cortina sinfonica delle Valchirie era davvero grandioso: il climax avveniva quando si raggiungeva la fusione tra le due fonti sonore, ed era veramente spettacolare, anche se i sensitivi avevano tutti le orecchie protette da cuffie, perchè il livello sonoro era veramente assordante. A quel punto, l'acceleratore era rilasciato di colpo, il rombo diminuiva a poco a poco, e così la musica, gradatamente, in un amalgama che non era più sciolto, fino alla dissoluzione, al silenzio, allo spegnimento di tutto. Quando ogni movimento cessava, insieme con ogni fonte sonora, gli uomini Rooster si raccoglievano in un lungo e fragoroso applauso. Ecco: la terminazione era avvenuta e la macchina aveva cessato il suo ciclo di vita. Tutto questo percorso, culminante nel climax finale, era necessario perchè nella Grande Macchina Superiore si creasse un movimento di continuità tra la fine di una parte e l'inizio simultaneo di un'altra parte. Era come un riversarsi dell'energia da una parte all'altra.
Tutti i momenti di questa fine erano ripresi dalle telecamere e fissati all'interno di un film: era questo il file di cui aveva parlato il Mostro alla vecchia. Il file era come la tomba dell'autovettura che moriva, poteva essere visionato dai vecchi proprietari o da chiunque avesse usato quell'auto, per risvegliare e far rivivere ricordi ed emozioni. Era come se l'essenza stessa dell'automobile fosse stata fissata all'interno di quel supporto.
Dopo la fine della procedura - o dovremmo dire cerimonia - di terminazione, quello che rimaneva nella camera sensibile non era più un organismo compiuto, ma un semplice ammasso inorganico. Questo poteva quindi essere smontato ed i singoli pezzi erano riusati per gli scopi più disparati, spesso venduti di contrabbando da Kowiecz, che aveva parecchie richieste di forniture sottobanco.
Dopo qualche giorno la vecchia ritornò allo stabilimento per la consegna del file. Tutto il suo corpo era coperto da un abito aderente di lattice, giallo. Il roditore la aspettava in una cabrio viola, con decappottabile indaco.

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