sabato 1 novembre 2008

KINGDOM COME

"Kingdom Come" è la storia del doloroso percorso di redenzione dell'umanità e dei suoi semidei, attraverso il crepuscolo della mancata distruzione totale. Un supereroe, il più grande di tutti, Superman, perde la fede nella propria capacità di proteggere gli uomini, in una società che privilegia sempre più il ricorso alla violenza come sottofondo prevalente delle relazioni. Abbandona la mischia, per usare un'espressione sbrigativa, e si ritira a vita privata, lasciando terreno libero ad una nuova genia di "metaumani" (così sono chiamati gli esseri dotati di abilità che superano quelle della loro specie) violenti e irrispettosi della vita.

"Kingdom Come" è un lavoro che si colloca all'apice della creatività di due artisti della graphic novel, Mark Waid alla sceneggiatura ed Alex Ross ai disegni. Quest'opera, vera tappa miliare della storia del fumetto, risale al 1996.

La domanda di fondo è: che cosa succederebbe se gli uomini si rifiutassero di farsi proteggere da Superman e da tutti gli altri eroi positivi (Wonder Woman, Flash, Aquaman, Lanterna Verde, ecc.), se decidessero, come è giusto, di autodeterminare il proprio destino rinnegando le pulsioni del loro inconscio collettivo verso il mito? Perchè i supereroi questo sono: la proiezione all'esterno dell'aspirazione ancestrale a non morire e ad essere divini. I supereroi classici, dotati di tutte le qualità positive, sono messi a guardia dell'umanità, ne dirigono il cammino verso le sorti progressive. Quando al loro posto si sostituiscono altri guardiani, privi del rispetto per la vita, che, sfidandosi in atroci combattimenti, mettono a repentaglio l'incolumità delle persone normali, la guerra come prigione oppressiva, la fragilità delle esistenze diventano la costante delle vite di tutti. Così il cielo si oscura, il genere umano può continuare ad esistere solo attraverso la morte dei suoi oppressivi custodi. Oppure attraverso il miracolo del ritorno del suo eroe più grande, Superman. Messa insieme una milizia dei vecchi supereroi, Superman, persegue i nuovi supereroi attraverso una caccia spietata, che lo porta a rinchiudere in un Gulag, quelli che non riconoscono la sua autorità e si ribellano al nuovo dogma di ordine e disciplina.

"Kingdom Come", per questo, è anche un racconto forte di un aspro conflitto generazionale tra vecchi e nuovi, tra personaggi in calzamaglia e personaggi con costumi addobbati di borchie, punte metalliche, maschere paurose, tatuaggi e, in generale, di tutto l'armamentario del look punk/postmoderno. Un conflitto che può finire solo con l'estinzione, se non fosse per l'intervento di Norman McCay, un settantenne pastore protestante, forse il vero Eroe della storia, che segue tutte le storie all'interno della trama, trovandosi in tutti i luoghi determinanti, per testimoniare. La testimonianza riguarda il recupero della coscienza dell'uomo attraverso lo spettacolo inerme della distruzione. Quando questa è imminente, solo una persona vecchia ed inerme, può emettere l'ultimo grido prima che avvenga l'irreparabile.

Ho letto questa storia in quattro puntate quando è uscita, più di dieci anni fa, e sono rimasto sconvolto da quanto complesse si fossero fatte le tematiche dei fumetti. La narrazione è epica ed avvincente. E poi c'è Batman, l'eroe negativo, invecchiato, a differenza di Superman, per il quale il tempo scorre più lentamente, Batman, che realizza l'ideale di giustizia attraverso l'imperfezione della paura e sotto la spinta di tutte le più inconfessabili manie dell'animo umano. Il tutto è imperdibile.

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