giovedì 12 gennaio 2012

Oltre lo stereotipo del maestro



Spesso mi capita di usare lo spazio di questo diario online per esprimere pensieri, visioni, raccontare storie, criticare libri, film, eventi musicali, artisti, clip. Insomma uno spazio di sincerità, lo spunto per un'autoconfessione terapeutica.
Questa volta mi piace riempire questo contenitore con una testimonianza di una sessione creativa alla quale ho assistito ieri in presa diretta. Lo faccio perché in questo blog libero le mie idee migliori, che spesso mi piace anche condividere in spazi più crudelmente pubblici - tipo facebook - con l'idea di lanciare spunti di discussione.
Il soggetto della sessione creativa e' un gruppo di amici, con i quali condivido da anni la passione, per me felicemente totale, del tango: Salvo, Arianna, Silvia, Daniela, Giancarlo. Hanno costituito un collettivo di insegnanti di tango, che hanno chiamato Sinembargo Tangoclub, dove il termine "sinembargo" - che in spagnolo sta per "tuttavia" - mi piace pensarlo come un sinonimo di accoglimento delle differenze, come a dire: sei altro da me, tuttavia ho piacere di stare qui ad ascoltarti ed a confrontarmi con te. E il confronto e' la vera cifra stilistica di questo gruppo. Sono rimasto piacevolmente sorpreso nell'assistere alla modalità di insegnamento di fronte a due classi diverse, principianti ed intermedi: tutti e cinque si alternano nel proporre temi e spunti di approfondimento, nel fare movimenti e poi nel facilitarne l'apprendimento, nel seguire gli allievi ed anticipare la direzione della lezione. Il tutto con una sana dose di ordinata anarchia, che conferisce verve alla classe e che amalgama tutti i partecipanti, allievi ed insegnanti, in una sorta di atto teatrale improvvisato ogni volta, senza la distanza che si crea nella quasi totalità delle lezioni tradizionali e stage che si tengono altrove, in posti dove si tiene a ribadire lo status di distinzione della parola maestro, anche quando il maestro non è capace o peggio ancora non ha intenzione di trasmetterti nulla, contravvenendo alla prima regola distintiva della sua attribuzione.
In particolare a Roma, ci sono troppi maestri in giro, per quello che è il bacino d'utenza (espressione pessima), ma la maggiorparte di loro sono racchiusi, nemmeno velatamente, in una malcelata casacca mercantile, dove l'allievo, prima che essere un soggetto da aiutare nello sviluppo delle sue potenzialità, è un oggetto di speculazione, da blandire e coccolare solo per le potenzialità del suo portafoglio.
La struttura di insegnamento plurale è secondo me portatrice di conseguenze didattiche positive, a patto che l'intreccio dei contributi sia armonico, non caotico, pensato in modo da non confondere la classe. I Sinembargo hanno una didattica ricca di potenzialità ma, al tempo stesso, semplice ed accattivante nell'espressione, conoscono la materia che insegnano, ma soprattutto sono inseriti nel flusso vivo del tango, il quale non è un rudere ingessato, come qualche trombone argentino vuole far credere, ma è materia viva in continua evoluzione, da studiare e ripensare - e mettere in discussione - soprattutto da parte di chi ha la pretesa di insegnarlo.
Io l'ho abbracciato, sentendomi molto coinvolto dalla musica e dal movimento che ad essa si lega, e mi piace soprattutto sentire che il mio modo di interpretarlo è in continuo divenire, cambiando periodicamente l'approccio e l'espressione, comunque uscendo fuori dalla comfort zone di movimenti uguali che finirebbero per stancarmi. E qui ripenso con repulsione a chi invece vorrebbe mettere questa forma di espressione artistica sotto una campana di vetro, con ciò togliendole l'aria e facendola morire. Come se ballare un tango, anche lo stesso tango nell'arco di una vita, fosse uguale al movimento meccanico di un prete che recita sempre la stessa messa, senza nessuno stimolo per chi ascolta e per se stesso.
Il tango può essere insegnato trasmettendo la sintassi del gesto, ma anche incoraggiando gli allievi a fare, ciascuno, un discorso personalizzato, a costruire, utilizzando quelle note, quegli accordi, quei gesti, frasi improvvisate che raccontano ciascun individuo.
Ieri, assistendo alle lezioni di Sinembargo, a me è sembrato piacevolmente che in atto ci fosse proprio questo tipo di idea didattica, dove gli allievi sono mescolati a più insegnanti che fanno da tutor e non sono solo manichini di autocompiacimento edonistico.



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